Ho corso tutta la notte per dirvi che il buio è diverso dal vuoto… e il bene si avvera
“Ho corso tutta la notte per dirvi che il buio è diverso dal vuoto…e il bene si avvera”
Il Passatore (100km) è il sogno di ogni runner. Tutti ne fanno menzione ma pochissimi osano sfidarlo. Beh prima della pandemia comincio a scherzare col mio amico runner, Ivan. Mi prende in giro! Di lì a qualche settimana ci iscriviamo. Follia pura! Per due anni è rimandato ma il tarlo è fisso. Finalmente arriva l’ultima settimana. Sono tranquillo perché l’unico obiettivo è finirlo. Ivan intanto è soggetto ad un infortunio e fino al giorno prima è indeciso a partecipare: caspita! Ma non vuole tirarsi indietro. Tosto anche lui. Venerdì arriviamo a Firenze, facciamo un giro in Piazza della Signoria ci sediamo sotto la famosa Loggia. Siamo rilassati, poche parole. Ci guardiamo intorno: turisti, bambini che giocano, gente ai locali e camerieri che girano tra i tavoli come nei vecchi quadri impressionisti. Tutto sembra trasfigurato. Arriva la sera, prepariamo lo zainetto. Sembra contenere tutto l’essenziale. Il giorno dopo allo sparo delle 15.00 sotto un sole rovente, siamo alle griglie di partenza con la mitica maglia della nostra società: “Runner Varese”. I primi 4km sono in piano, lungo le strade di Firenze. Siamo carichi. Comincia la salita di Fiesole fino in vetta a le Croci del sedicesimo km. E’ veramente dura sull’asfalto ardente. Solo l’incantevole panorama su Firenze compensa la fatica. Una rapida telefonata per tranquillizzare a chi hai “consacrato questo viaggio” e che aspetta notizie da casa. Qualcuno ogni tanto rinuncia. Ogni 5km un ristoro, importante per idratarci. Bellissimo Borgo san Lorenzo. Qui al 32esimo rubiamo una foto sorridenti che smorza la fatica, per inviarla all’istante a chi da casa continua a fare il tifo per noi. Ricomincia nuovamente la scalata alla vetta più alta: 1000 metri, in 18 km, estenuante. In tanti vengono supportati da un auto pronta a sostenerli, ma anche tanti corrono in solitaria come noi. Solo il pensiero di percorrere altri 52 km dopo la vetta mi spaventa ma non ne parlo con Ivan. Conosco di possedere quella tenacia e volontà che supporta la mia forza fisica, posso farcela! Vado avanti. Finalmente arriviamo in vetta, la famigerata Colla. Un piatto di pasta al parmigiano, un cambio. La temperatura è scesa, 11 gradi. Pronta la luce frontale e si riparte. “Un pensiero continuo” va al mio compagno Ivan, sin dall’inizio, per il suo piede che a gran sorpresa tiene. La notte è profonda. Una lunga colonna chilometrica di persone stremate camminano. Sono tantissime! Da qui in poi riusciamo a tenere, non so come, un ritmo costante che ci accompagnerà fino all’arrivo scandito dai ristori, ogni 5 km, dove tanti sguardi carichi di significato si incrociano. In questo peregrinare abbiamo imparato ad ascoltare ogni sensazione più nascosta del nostro corpo. La testa diventa il centro diagnostico del nostro corpo, in particolare delle gambe e dei piedi. Sembra tutto a posto. Raggiungiamo un profondo equilibrio con noi stessi. La mente si dilata nei pensieri più profondi. Ivan ogni tanto, sorpreso, mi invita a guardare il cielo stellato, veramente meraviglioso nella profonda notte, rasserena. Attraversiamo dei piccoli paesi, dopo lunghe strade buie, dove qualcuno ci attende con un caloroso applauso che ci riscalda nella fredda notte. Il gracidare delle rane ci accompagna per diversi chilometri lungo il fiume adiacente, mentre aliti di vento asciugano i nostri corpi dal continuo trasudare. Attraversiamo Marradi, San Cassiano e poi Fognano. I chilometri cominciano a diventare veramente tanti. Sembra non fare tutta quella fatica che ci si aspettava, ma siamo cauti. Abbiamo imparato che l’imprevisto è dietro l’angolo. Ivan mi invita costantemente a non esagerare nel passo. Lo ascolto perché mi fido di lui e poi in questo momento il suo piede risulta lievemente affaticato, ma resiste. Ecco Brisighella al novantesimo chilometro. Comincio a misurare le distanze che percorrevamo insieme a Busto per riconoscere gli ultimi chilometri. Così fino a Faenza. L’adrenalina sale: non mi abbandona fino alla fine. Due chilometri e si scorge quasi l’arrivo. “Cazzo Ivan…ti rendi conto cosa abbiamo fatto!” Uno accanto all’altro come per tutti e 100 km attraversiamo l’arco di arrivo. In tanti ci applaudono. È incredibile! Non sembra vero. Appagati, esultanti, il sogno di ogni runner si è coronato. Il leggendario Passatore è conquistato. Oramai anche noi facciamo parte degli ultramaratoneti, ma centisti!
Massimiliano Meccariello