Il Passatore te lo vendono come un viaggio di 100 km da Firenze a Faenza
Il Passatore te lo vendono come un viaggio di 100 km da Firenze a Faenza, ma una volta che ci sei dentro ti rendi conto che sì, è un lunghissimo viaggio, ma che si svolge sopratutto all’interno di te stesso. Il Passatore non si corre con (solo) le gambe, ma con la testa!
La fatica immane, il sole a picco, il caldo e l’afa, il tramonto tra i monti, l’ascesa interminabile alla Colla, la notte e il freddo, i km che non passano mai, le crisi da superare, quelle che non superi ma fa lo stesso, le discese dove tutti i santi aiutano, e le risalite dove i santi non bastano mai, la noia interminabile, la gioia incontenibile per un sorso di brodo caldo, il tuo corpo intero che ti implora di fermarti, ma tu non lo ascolti perchè sai che è la mente quella che comanda, che di giorno si dispera per un km in 6 minuti, e di notte gioisce per un altro in 8, ma che anche in 10 va bene lo stesso, che l’importante è muoversi perchè se ti fermi sei finito, che se ti deprimi sei finito, che se vai in crisi sei finito, che se ti esplode ancora il male sei finito, ma che tu, che a rigor di logica sei già finito mezza dozzina di volte ancora non molli e rimani attaccato al sogno, quel sogno che è iniziato quando hai preso un bel sospiro, hai deglutito, ed hai fatto click sull’iscrizione al Viaggio.
E in quel preciso istante ci sei proprio dentro al tuo Viaggio, e cerchi di trovare dentro di te le ragioni per le quali dovresti sopportare per un minuto ancora questo profondo disagio. Però capisci che, continuando a rimenere nient’altro che una scoreggia nell’infinità dell’universo, in quel momento è proprio quello lì il posto dove vorresti essere, e nessun altro.
La meta è ancora lontana, lontanissima, l’ultima ventina di km che normalmenti ti bevi senza neanche sudare in due orette scarse, adesso sembra di dover andare dall’altra parte del mondo, e fai dei conti che non tornano mai, e quando tornano son sempre diversi, e basta un km corso per intero a cambiare tutta la prospettiva del Viaggio, quello che fino ad un attimo prima sembrava impossibile adesso non lo è più, e poi vedi il cartello del 90° km, e adesso i km che mancano sono ad una cifra sola, e finalmente torni a correre con gioia, la fatica non c’è più e rimane solamente la soddisfazione di essere riuscito in questa impresa, che se adesso chi se ne frega, che anche se ti azzoppi arrivi a Faenza strisciando però no, adesso correre è tornato ad essere facile e divertente, e poi 95, 96, 97, 98, e poi ca@@o è già finita, la gioia le lacrime.
E poi il “mai più”, che il giorno dopo diventa un “chissà”…
Paolo Farri