× Annullata la 49^ edizione della 100km del Passatore causa alluvione
Da 0 a 10 la mia prima 100km del Passatore - 100 KM del Passatore | Firenze - Faenza

Da 0 a 10 la mia prima 100km del Passatore

Da 0 a 10 la mia prima 100km del Passatore

 

FB_IMG_1464550069169Saranno le 4 di mattina e sento che gli occhi non riescono a stare aperti senza che io faccia lo sforzo di tirare su le palpebre. È la notte tra il 28 e 29 maggio 2016. Riesco ancora a essere un pò lucido per ricordare data e riuscire a leggere l’ora sull’orologio almeno fino a che la batteria resisterà poi chiederò per sapere che ore saranno.

Sono vicino Strada Casale penso che di lì a poco ci sarà un ristoro e sento il bisogno di prendere qualcosa che mi tiri su. Il ristoro arriva, mi dicono che hanno caffè caldo e biscotti, non esito a accettarne un bicchiere e almeno 3 biscotti. Inizio a bere caffè e sento che lo stomaco si scalda, do un morso al biscotto ma la bocca si impasta come se avessi mangiato catrame quindi decido di inzuppare i biscotti nel caffè caldo e mangiarli così. Mi sembra di essere il bambino che ero a circa sei anni quando mi svegliavo la mattina prima di tutti, mia madre mi preparava la colazione e io mettevo i biscotti nel caffè ( che invece era orzo). Dalla bocca mi esce “Un altro bicchiere grazie”, prendo altri 2 biscotti e li mangio come prima, bevo il secondo bicchiere di caffè ringrazio e riparto. Due minuti e sento che gli occhi si aprono come mi succedeva da bambino.
Ora sono più lucido, sto facendo la 100km del Passatore… ecco perché sono lì. Per un momento me ne ero dimenticato, quello che era  successo fino a lì mi aveva riempito la testa di pensieri e problemi da distogliere il focus principale.
Sono partito alle 3 il pomeriggio da Firenze, la mia Firenze, portandomi dietro il primo caldo stagionale. Caldo che mi ha presentato subito il conto perché da matto sono partito nonostante dal giorno precedente avessi la febbre e la nausea. Già a Fiesole lo stomaco si contorceva e la testa mi bolliva. Acqua, mangiare, sali, cocacola…. bagnarmi la testa, i polsi e il collo…. le ho provate tutte ma non è migliorato un granché.  Lungo la strada trovo amici, conoscenti; a San Domenico incontro Niki  ( il mio fisioterapista) che inizia a seguirmi in bicicletta( lo farà fino a Borgo), qualche cavolata per distrarmi mi fa stare meglio,  a Vetta Le Croci c’è Stefano ( io mio allenatore  e amico ), Alessia ( la mia fidanzata) e i miei genitori ad aspettarmi e scortarmi da lì a Faenza. Nessuno di loro sa che sono stato e sto male perché altrimenti non mi avrebbero fatto partire. Cerco di mascherare le difficoltà ma si presentano  e glisso con un ” oggi non è giornata, vado avanti  camminando” ma so che sto prendendo in giro anche me stesso. Arrivo a Borgo San Lorenzo e già mi sento stanco, ma so che voglio arrivare: gambe in spalla, si sale la Colla poi si vedrà. La temperatura scende e anche la febbre. Conosco almeno 5 persone con cui inizio a parlare di cose anche non inerenti la corsa, mi piace questo clima in cui ci si conosce, si diventa amici per 500 metri e poi non ci vediamo più infatti anche con loro va a finire così.
Ormai è notte quando arrivo a scollianare la Colla, mi sento un pò meglio e vedendo le facce degli altri mi sento fortunato a non stare come loro. Dopo 1 km inizio a correre ma non va: il diaframma è bloccato e la pancia fa i capricci, è già la terza sosta per colpa dei crampi inizio a sentirmi svuotato. I km aumentano e mi rincuora il fatto che la strada per Faenza si accorcia. Iniziano altri dolori, stavolta sono le vesciche: ne sento una su ogni alluce e una sotto al piede sinistro, la vasellina che avevo messo ormai è andata via. Pace, non saranno le vesciche a fermarmi: io voglio arrivare a Faenza.

Passano i paesi…. Crespino, Marradi, San Cassiano e finalmente riesco a riacquistare lucidità a Strada Casale.
Ormai non corro più ma cammino veloce stringo i denti e vado avanti un passo alla volta, devo arrivare a Faenza!
Sono le 5.30 la mattina vicino Fognano sento che sto per cedere ma voglio arrivare a Faenza, inizio a ripensare a tanti ricordi della mia vita, sento la macchina di Stafano che mi affianca, c’è Alessia che mi chiede se ho bisogno ma dico loro di andare avanti perchè sento il bisogno di piangere e stare da solo.
Piango come quando cadevo da bimbo e mi sbucciavo le ginocchia, poi rido improvvisamente anche questo come da bimbo quando però mi rialzavo. Mi viene in mente questa poesia:
“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta”.
Ripiango e rido di nuovo poi passa, stringo i denti: voglio arrivare a Faenza.  Vedo la macchina di Stefano ferma a 400 metri da me, in genere durante la notte mi affiancava quando poteva e poi si fermava ma stavolta no. Vedo scendere Alessia e mi mamma che mi dicono di voler camminare qualche km accanto a me, lo faranno fino al km 95. Stringo la mano a Alessia come quando camminiamo in giro ma la stringo una forza da far paura, come se avessi paura che possa andarsene. Passiamo Brisighella e sento dolori ovunque alle gambe e il quarto pitstop per il mal di pancia mi blocca.
Ormai però ci sono mancano 10 km all’arrivo…. 10 semplici km dico…. tutt’altro che sempli invece.
Stefano mi urla di tirare fuori la grinta e per darmi una scossa mi mette le canzoni di Gigi D’Alessio a tutto volume…. forse voleva farmi scappare invece di farmi scuotere.
Fatto sta che inizio a marciare come un soldato di piombo. 1km alla volta, conto i pali della luce, i filari delle viti e delle piante di kiwi.
Arrivo al km 98 e a una signora in vestaglia sulla settantina è affacciata al terrazzo, le urlo che a Faenza i km li hanno più lunghi del dovuto e che non va bene, la signora inzia a ridere e io con lei.
Sono solo da 4 km, Stefano Alessia e i miei mi aspettano in piazza. Vedo ritirarsi un ragazzo al km 99… è in lacrime e sono triste per lui.
A 200 metri dalla fine Stefano mi corre in contro, gli do i vestiti che mi avevano protetto dal freddo anche se ora mi sento comunque un ghiacciolo e lui mi da una scatolina che gli avevo dato in consegna 2 giorni prima. Cammino, provo a correre ma non riesco, piango ancora, faccio discorsi senza senso. Mi dico che non la rifarò mai più perché non si può fare una seconda pazia del genere. Vedo il portale d’arrivo: È FATTA!
Lo attraverso, posa di rito per la foto con la quale rischio di rimanere bloccato ma poco importa.
IO SONO UN PASSATORE!
Abbraccio tutti, una ragazza mi fa per mettere la medaglia al collo ma me la faccio mettere da Alessia, apro la mano e le metto nella sua la scatolina e le chiedo di aprirla. Le metto l’anello all’anulare per rendere ufficiale il nostro fidanzamento. La abbraccio con tutta la forza che ho e le do una bacio, ho sognato questo momento per 16 ore e 46 minuti.
Dico a chi è lì per me i motivi che mi hanno spinto a fare il Passatore visto che fino a allora non avevo detto niente a nessuno.
Stefano mi bagna con lo spumante come fanno quelli che vincono, quelli seri…. ma io non sono mai stato serio…. ancora non ci credo. Ci sono riuscito!
Finalmente mi libero dal mio fardello e dico che avevo la febbre, mi faccio accompagnare in infermeria e lì mi faccio scaldare con coperte e un paio di flebo per reidratarmi.
Mentre mi addormento sul lettino ripenso a quello che mi ero detto in merito a non rifare più la 100km, ma poi mi addormento pensando che magari il prossimo anno  non verrò a Faenza ma sicuramente la rifarò presto.
Non è stato per niente facile pertarla a termine anche perché pensavo di metterci almeno 3 ore meno e quindi oltre al fisico poteva cedere anche la testa ma io sono un testone e se voglio una cosa me la vado a prendere con tutte le  mie forze.
Quando mi dicevano che il Passatore è un viaggio nel tempo della propria vita non ci credevo, ora sono più convinto di chi mi voleva convincere.

A presto Faenza…. tanto ci rivediamo

Niccolò Burberi

 

Condividi questo post