IL MIO PASSATORE – RACCONTO DI UN SOGNO REALIZZATO di Monica Lucherini
26 Maggio 2013 – Ore 5.02 Faenza è finalmente conquistata!!!
Detto così potrebbe sembrare un bollettino di guerra ed effettivamente, fatte le dovute differenze, non siamo molto lontani, viste le condizioni in cui abbiamo corso per 14 ore.
Ma iniziamo dal principio… La 100 km del Passatore Firenze – Faenza rappresenta per chi corre un mostro sacro della storia del podismo sulla lunga distanza, una impresa titanica e un sogno fantastico insieme. E anche per me, tutt’altro che veterana di questo sport, era così… o meglio lo era fino allo scorso anno quando la mia amica Tatiana mi mette la pulce nell’orecchio: – Perché non andiamo a fare il Passatore? – Mi dice un bel giorno “a tradimento”… Ed io: – Ma sei matta? Sono 100 km a cavallo dell’Appennino, bisogna correre di notte… no, no… non è roba per me, non sono mica così suonata! Ma il seme è gettato e il tarlo comincia a fare il suo lavoro. Passano i giorni, passano i mesi e mi scopro sempre più frequentemente ad accarezzare quel sogno fino alla “6 ore” di ottobre a Fano, organizzata dal mio gruppo, dove riesco ad inanellare 23 giri per un totale di poco più di 53 km… e da lì a pensare di potercela fare il passo è breve… se sono riuscita a fare quei chilometri con la preparazione per una maratona (stavo preparando per la seconda volta la Maratona di Venezia) posso farne anche 100 impegnandomi un po’ di più. Caso vuole che proprio alla “6 ore” conosco un nuovo amico, Salvatore, di Pesaro, compagno di scuola della mia amica Anna, che ha le stesse ambizioni di ultramaratoneta. Restiamo quindi in contatto e iniziamo a fare qualche gara e qualche allenamento insieme fino alla 58K della Strasimeno all’inizio di marzo, dove riesco a chiudere il percorso in poco più di 6 ore e mezza… e comincio a crederci davvero! Gli allenamenti si intensificano, sia come numero che come impegno fisico. Le nostre belle colline sono la meravigliosa palestra dei nostri allenamenti più impegnativi, alternati a qualche gara locale e alla nostra stupenda Collemarathon che diventa così il nostro ultimo “lungo di lusso”.
I giorni passano velocemente ma l’ultima settimana è un vero è proprio stillicidio: mille dubbi, ansie, emozioni ci attraversano la mente e i preparativi per la partenza si fanno intensi e frenetici. Alla fine partiamo per Faenza il venerdì sera in tre: io, Salvatore e Giancarlo, veterano del Passatore e che ci seguirà con la bicicletta, con il camper di Giancarlo. Tatiana ci raggiungerà il giorno dopo. Le previsioni meteorologiche non sono delle migliori, anzi… e un po’ di preoccupazione ci pesa sul cuore ma ormai… non sarà un po’ di pioggia a fermarci… è quello che continuiamo a ripeterci come un mantra propiziatorio.
La notte in camper passa tranquilla e, dopo colazione, raggiungiamo gli autobus-navetta che ci porteranno a Firenze e dove incontriamo altri amici, anche loro alla prima esperienza: Roberto, Mirco, Pietro. Il viaggio inizia, tra una chiacchiera e una risata, a stemperare la tensione ma già durante il trasferimento i fantasmi del maltempo prendono corpo, la pioggia fa prepotentemente capolino e ci accompagna fino a Firenze. Espletate le formalità del ritiro pettorali, pranziamo tutti insieme e poi ci prepariamo per la partenza optando in gran parte per una tenuta semi-invernale, viste le condizioni che ci apprestiamo ad affrontare. Io parto in pantaloncini, maglia tecnica (quella favolosa della Cortina – Dobbiaco dello scorso anno) e canotta della squadra; unica concessione alle condizioni meteo non propizie: cappellino invernale antipioggia con paraorecchie e manicotti, che se migliora faccio sempre in tempo ad abbassare (ottimista…). Sulle spalle il mio fedelissimo e collaudatissimo zainetto ultraleggero che mi ha accompagnato in tanti allenamenti e che contiene una dotazione minima di sicurezza in termini di vestiario e preziosi integratori (gel, sali, frutta disidratata). Sopra a tutto: poncho impermeabile, che mi fa sembrare un fantasmino! Decido di partire senza il mio amato Garmin: non voglio condizionamenti, saranno solo le mie gambe e il mio cuore a dettarmi il passo di questa fantastica avventura.
L’ora fatidica si avvicina… così, consegnate le borse all’organizzazione, ci avviamo verso la partenza, sempre sotto una pioggia battente, e ogni tanto ci guardiamo, attoniti, perplessi, anche un po’ angosciati e decisamente preoccupati per ciò che andremo ad affrontare… ogni tanto qualcuno spara cavolate per allentare la tensione, facciamo qualche foto… lo speaker continua a parlare e poi… l’Inno di Mameli, che in tanti cantiamo con passione… ci stringiamo reciprocamente e silenziosamente le mani in un gesto propiziatorio… ed infine… lo sparo liberatorio, cui fa da eco un bel tuono: partiti!!! Sotto il temporale il serpentone multicolore comincia a muoversi e anche noi cominciamo a correre mentre ci cerchiamo l’un l’altro con gli occhi, quasi a voler fare un ultimo appello per infonderci coraggio.
La strada, pianeggiante nel centro di Firenze, comincia ben presto a salire verso le colline fiesolane. Tante persone lungo la strada ad incitarci, anche loro sotto la pioggia, ci rincuorano non poco. Presto troviamo anche il nostro prezioso supporter Giancarlo, con la sua bici, che comincia a seguirci e ogni tanto scatta qualche foto. Alterniamo passo e corsa lungo la salita ma ben presto perdiamo il contatto con Tatiana, che resta indietro, quindi decidiamo di attenderla e finalmente dopo qualche minuto la vediamo e riprendiamo a correre ma purtroppo la perdiamo nuovamente e molto a malincuore proseguiamo. La pioggia da insistente si fa più sottile e poi lentamente cessa del tutto e siamo già a Fiesole mentre nel cielo si apre uno squarcio di sereno e il sole arriva a splendere su uno stupendo paesaggio collinare. Un po’ rasserenati anche noi, ci togliamo il poncho e proseguiamo. Salvatore, con il suo passettino spedito, è quasi sempre davanti ma ogni tanto si volta per controllare se ci sono mentre Giancarlo, forse più eccitato e contento di noi, continua a seguirci e ogni tanto scende dalla bici e, spingendola, corre anche lui con noi. Il sereno dura poco e lungo la strada verso Vetta le Croci il cielo torna a farsi scuro mentre un sinistro rimbombo che si avvicina ci avverte che è in arrivo un altro temporale… e la pioggia non tarda ad arrivare. Veloci, indossiamo nuovamente il poncho e andiamo avanti: la salita è tutto sommato “corribile”, così la affrontiamo con passo leggero e a Vetta Le Croci ha di nuovo smesso di piovere, quindi togliamo nuovamente il poncho, prezioso per ripararci quanto fastidioso per correre. Non so quante volte avremo fatto quel gesto: metti il poncho – togli il poncho – metti il poncho – togli il poncho… praticamente in continuazione!
Intanto inizia la discesa verso Borgo S. Lorenzo e perdiamo Giancarlo, che ritroveremo più avanti. La pioggia ora è sottile ma insistente e quindi corriamo con il poncho per non bagnarci troppo mentre cerchiamo di controllare il passo per non lasciarci trascinare così da affrontare la strada verso il passo in buone condizioni. I ristori di susseguono ogni 5 km, come da regolamento, e ogni volta ci fermiamo, beviamo e mangiamo con tranquillità… per la verità facciamo e faremo miscugli incredibili tra bevande (tè, cola, acqua…) e cibi solidi (frutta fresca e secca, marmellate, pane, Parmigiano) quasi a voler gustare ogni aspetto possibile di questa esperienza senza lasciarci sfuggire nulla ma proprio nulla… nemmeno i gel che abbiamo nello zaino… e mi meraviglio che lo stomaco non si sia ribellato a tanto!!! L’umore è buono, nonostante tutto, e con Salvatore chiacchieriamo e ci punzecchiamo in continuazione mentre di Giancarlo ancora nessuna traccia e cominciamo a chiederci, con un po’ di preoccupazione, dove sia. Anche il 30° km è tranquillamente superato… Borgo S. Lorenzo si avvicina e con lui il primo “cancello” e il primo rilevamento cronometrico che raggiungiamo dopo 32 km e 3h 49’ di corsa. Qui troviamo la corriera itinerante con lo zaino del cambio che abbiamo consegnato alla partenza ma decidiamo che non abbiamo bisogno di variazioni e proseguiamo. Finalmente ritroviamo anche Giancarlo e insieme ci avviamo verso il Passo di Colla di Casaglia. La pioggia è ancora intermittente, sottile e leggera e non infastidisce più di tanto. La salita, almeno nella parte iniziale, è “corribile” e procediamo tranquillamente. Salvatore, sempre davanti, ogni tanto aumenta eccessivamente il passo con piccoli allunghi e le mie proteste non tardano ad arrivare, puntuali, ad ogni sua “sgasata” mentre io cerco di mantenere un passo quanto più possibile costante e regolare, di corsetta blanda finchè arrivano i primi “strappetti” più seri e allora rallentiamo e procediamo al passo, quel passo di fit-walking che Tatiana mi ha insegnato e che funziona a meraviglia quando la strada comincia a salire in maniera più decisa. Arriviamo al passaggio dei 42,195 della maratona quando inizia ad imbrunire. La strada si snoda attraverso bellissimi boschi e lo scroscio di un torrente di montagna fa da eco ai nostri passi, c’è molta pace. Una sottile pioggerellina autunnale (ma siamo a maggio!) non accenna minimamente a lasciarci, così procediamo con il poncho, ormai rassegnati. Giancarlo è sempre con noi e procede affiancato ora a me, ora a Salvatore, alternando pedalata e corsetta e dispensando consigli e incoraggiamenti e il suo sostegno è per noi preziosissimo. Mano a mano che saliamo verso il passo si fa sempre più scuro e la temperatura ora scende sensibilmente. Attraversiamo piccoli banchi di nebbia che rendono il paesaggio ancora più fosco. Intorno a noi, piccoli gruppetti procedono quasi sempre silenziosi e alternando passo e corsa mentre le auto di supporto ogni tanto si fermano per prestare sostegno ai loro amici.
Quando arriviamo al Passo della Colla, dopo 48 km e 6h 19’ di corsa, è ormai buio e freddo, quindi velocemente ci infiliamo nella tenda indumenti per recuperare gli zaini e cambiarci, anche se l’operazione porta via molto più tempo del previsto, viste le condizioni estremamente disagiate in cui siamo costretti ad effettuare le operazioni, tanto che siamo costretti a cambiare tenda. Ora l’assetto è tipicamente invernale, con maglie termiche, tecniche e felpate, giubbino e/o antivento e scaldacollo… e sopra l’immancabile poncho. Usciamo dalla tenda e, dopo una rapidissima sosta al ristoro per sorseggiare del tè bollente, ripartiamo velocemente alla luce delle lampade frontali e non senza aver indossato fascette catarifrangenti e piccole luci di sicurezza. Ci avviamo ad affrontare la discesa con passo spedito e, una volta lasciate alle spalle le luci del ristoro, la strada è buia mentre la solita pioggerella sottile che oramai ci accompagna da ore ha qualcosa di diverso: ora è leggerissima e, soprattutto… bianca! Velocemente, maciniamo chilometri su chilometri fino ad arrivare in breve al ristoro successivo di Casaglia, dove beviamo nuovamente del tè bollente per ripartire in breve alla volta di Marradi. Attraversiamo piccoli paesi solitari e silenziosi ed ora siamo anche noi decisamente più silenziosi. La stanchezza comincia a dare i suoi primi segnali e la voglia di parlare è poca, quindi procediamo a volte affiancati, altre in fila indiana, ogni tanto guardandoci e chiedendoci, spesso solo con gli occhi: -Tutto bene?
Arriviamo a Marradi dopo 65 km e 8h 52’ di percorso. E’ ormai quasi mezzanotte e a causa delle condizioni meteo non buone, c’è poca gente in giro. Dopo la sosta all’ennesimo ristoro, cominciamo a fare un po’ di conti… 2/3 del percorso sono oramai alle spalle, le forze sono ancora presenti e l’umore è tutto sommato buono, anche se qualche doloretto sta cominciando silenziosamente a dare segnali. Inoltre abbiamo avuto notizia che Tatiana è transitata al passo circa un’ora dopo di noi e questo ci tranquillizza un po’, pur sapendola da sola ma io conosco la sua incredibile tenacia e sono fiduciosa. Una forza irresistibile comincia a trascinarci verso la meta e, mentre tanti rallentano e cedono, noi continuiamo imperterriti a tenere il nostro passo di crociera tanto che superiamo ripetutamente piccoli gruppetti e singoli atleti e solo qualcuno ha la forza di reagire ai nostri “attacchi” per superarci nuovamente. Giancarlo è esterrefatto dalle nostre capacità di tenuta e continua ad incoraggiarci senza sosta. In questo modo “voliamo” (o almeno a noi così sembra…) verso S. Cassiano, alternando sempre corsa e piccoli tratti al passo, dove giungiamo dopo 76 km e 10h 24’. Oramai è notte fonda e i paesi che via via attraversiamo sono profondamente addormentati. Gli unici rumori sono quelli dei nostri passi sulla strada, delle voci dei volontari ai ristori e delle auto di supporto. Da un po’ ha smesso perfino di piovere e il cielo sembra ora avere compassione di noi e della nostra fatica. Purtroppo cominciano a presentarsi i primi problemi fisici e Salvatore comincia ad avere fastidio ad un ginocchio, quindi rallentiamo. Anche la mia andatura non è più così brillante. Ora i tratti al passo aumentano sensibilmente sia per distanza percorsa che per frequenza ma, nonostante tutto, non ci arrendiamo… cominciamo a sentire il “profumo” del traguardo e della fine della nostra fatica ed è questo che comunque continua a tenerci su di morale… anche il cartello di passaggio del confine è superato: salutiamo la Toscana e la provincia di Firenze e siamo ormai in Emilia Romagna!!! Brisighella è vicina!!! Ma l’andatura rallenta ulteriormente dopo il passaggio dell’ 80° km e… naturalmente ricomincia a piovere!!! Prima leggermente poi in maniera più insistente e decisa tanto che, per l’ennesima volta, siamo costretti a indossare nuovamente il poncho.
Finalmente arriviamo a Brisighella alle 3.10 di notte, con pioggia nuovamente battente e morale che comincia a calare. Oramai solo 12 insignificanti (?) km ci separano da Faenza e dal traguardo ma il ginocchio di Salvatore non collabora più e anche io comincio ad avere problemi di tenuta. Ormai siamo costantemente al passo, nemmeno di fit-walking, e cerchiamo di parlare per distrarci e farci coraggio… o meglio… sono io che tento di parlare a ruota libera per dare modo al mio compagno di avventura di non sentire i suoi dolori, come se il suono della voce potesse in qualche modo alleviarne le sofferenze. Anche Giancarlo si è fatto più silenzioso ma la sua presenza costante vicino a noi ci infonde coraggio e ci dà forza. Ormai siamo a Faenza ma gli ultimi chilometri sono uno stillicidio. Almeno ha nuovamente smesso di piovere e finalmente, al cartello del 99°, ci togliamo per l’ultima volta il poncho per gettarlo nel primo cestino che troviamo, raccogliamo le ultime forze e, superato l’ultimo incrocio, ci immettiamo sul rettilineo di arrivo ed entriamo in Piazza del Popolo… CORRENDO (o almeno ci proviamo…)!!! Il traguardo è proprio lì, davanti a noi… e finalmente lo attraversiamo tenendoci per mano con il cuore gonfio di felicità!!!
26 MAGGIO 2013 – Ore 5.02 Faenza è finalmente conquistata!!!
I minuti che seguono, forse per la stanchezza, forse per l’emozione, li trascorro come in trance: medaglia al collo, consegna del chip, ritiro del diploma di partecipazione, ritiro del premio come finisher (3 bottiglie di vino… che non guastano mai…).
… E finalmente ci guardiamo e ci abbracciamo, a lungo e in silenzio, consapevoli di aver vissuto un’esperienza straordinaria che ci porteremo dentro per sempre!
Finalmente ritroviamo anche Giancarlo, che avevamo perso all’entrata della piazza, e ci abbracciamo nuovamente, tutti e tre. Salvatore ha gli occhi lucidi e io ho un nodo in gola che non va né su né giù e anche Giancarlo è commosso per aver rivissuto con noi, anche se da supporter, le emozioni che tante volte queste strade hanno suscitato in lui da runner. Facciamo qualche foto, poi Giancarlo si avvia al camper e noi al ritiro delle borse, quindi ci dirigiamo anche noi verso il meritato riposo prima di ripartire per il rientro.
Ma, una volta cambiati gli abiti, non mi trattengo e lascio Giancarlo e Salvatore nel camper a dormire mentre io guadagno nuovamente la zona di arrivo: voglio aspettare Tatiana e niente e nessuno potrà dissuadermi dal farlo! Ormai sono le 6.15 ed è giorno fatto quando guadagno nuovamente la zona di arrivo e comincio ad andare avanti e indietro tra il traguardo, il furgone del cronometraggio e l’ultimo incrocio per attenderla e accompagnarla in quell’ultimo tratto. Sono sfinita ma l’adrenalina mi tiene su e continuo a chiedere insistentemente informazioni sui passaggi della mia amica, certa di vederla comparire da un momento all’altro. Il mio telefono si è scaricato nella notte, complici freddo e umidità, e non so più nulla di lei da ore e la cosa non mi fa stare per niente tranquilla. Ancora non so che Tatiana, dopo aver eroicamente resistito fino a S. Cassiano (km 76), si è dovuta arrendere al freddo e ai dolori che sono tornati a tormentarla… lo saprò solo due ore più tardi e la notizia arriva dalla sua stessa voce al telefono di Giancarlo, come una doccia fredda e non posso che sentirmi in parte responsabile di questo… se non l’avessi lasciata sola forse sarebbe arrivata in fondo ed è questo il pensiero che continua tutt’ora a tormentarmi… ma ormai è tardi… cerco di rincuorarla ma so che non è per niente facile e le parole sembrano sempre essere troppo banali per riempire quel vuoto.
Intanto sia Salvatore che Giancarlo, dopo aver riposato, sono tornati in zona di arrivo così decidiamo di prendere un caffè al bar e poi ripartire alla volta di casa per andare a goderci, questa volta davvero, il meritato riposo. Il ritorno fila liscio e, dopo aver salutato Salvatore a Pesaro, Giancarlo accompagna anche me. Così ci salutiamo con la promessa di vederci presto per trascorrere tutti insieme una bella serata e condividere con familiari ed amici il racconto delle forti emozioni che abbiamo vissuto in questi due fantastici giorni.
E ora sono qui, a ripensare a ciò che ho vissuto in quei due giorni, a chiedermi se sono stata veramente io a fare questo o se sia stato solo un sogno… ma poi vedo il pettorale, la medaglia, il diploma e le foto che testimoniano che è tutto vero, che ho realizzato finalmente il mio sogno… e a scrivere queste righe. E la prima considerazione che mi viene da fare è che se credi fermamente in un sogno e ti impegni a fondo quel sogno può diventare realtà. La seconda è che le ultra si corrono prima di tutto con la testa e che la resilienza, cioè “la capacità di resistere allo stress, di superare gli ostacoli e di rimanere motivati nel perseguire i propri obiettivi” (definizione tratta dal libro “Resisto dunque sono” di P. Trabucchi) è una caratteristica o un “parametro” che può essere allenato al pari della resistenza e della forza fisica… basta sapere come farlo… ed è un parametro fondamentale in questo tipo di imprese sportive. La terza considerazione è che la condivisione dei medesimi obiettivi unita alla complicità ed all’intesa di una bella amicizia ti danno una marcia in più nell’affrontare le difficoltà, qualunque esse siano, amplificando notevolmente determinazione e capacità di resistenza fisica. Ed, infine, un’ultima considerazione… qualcuno potrebbe obiettare che avrei potuto fare di meglio… certamente, rispondo, si può fare sempre di meglio…ma non faceva parte dei miei obiettivi viverla come competizione nuda e cruda contro il tempo… la competizione è stata esclusivamente con me stessa, con la mia voglia e il mio desiderio di mettermi alla prova e di vivere un’avventura insieme ad amici… concludendola serenamente e senza farmi del male… e con la voglia di ripartire… e così è stato… credo in questo di aver centrato perfettamente l’obiettivo che mi ero posta e ne sono strafelice.
Ed infine, non possono esimermi dal ringraziare chi mi ha permesso di realizzare questo splendido sogno. Ed il primo ringraziamento va senza dubbio al mio amico Salvatore, con cui ho condiviso la strada, il piacere e il sudore di tanti allenamenti e gare e di tutta l’impresa ma anche ansie, dubbi, paure e difficoltà di tutta la impegnativa preparazione e che come me ha creduto fermamente nella realizzazione di questo sogno. Il secondo va al mio amico Giancarlo, per la grandissima disponibilità dimostrata nel seguirmi durante la preparazione mettendo la sua grandissima esperienza a mia disposizione con preziosissimi consigli e suggerimenti per ottimizzare il lavoro, per il sostegno anche materiale durante alcuni allenamenti e per essere stato un fantastico quanto preziosissimo supporter prima, durante e dopo lo svolgimento della corsa. Il terzo, ma non meno importante, va alla mia amica Tatiana con cui ho condiviso, anche se troppo spesso solo a distanza, la preparazione, tante emozioni, dubbi e ansie e alcuni bei momenti di pre-gara e gara (anche se “gara” non è il termine che preferisco…), per aver sempre cercato di darmi ottimi consigli (anche se non sempre da me purtroppo ascoltati…) e avermi aiutato a frenare la mia irrequietezza e calmare la mia agitazione in tante occasioni.
Ed infine un caloroso ringraziamento va al mio Presidente Lamberto e a tutti gli amici… e non voglio fare i nomi per paura di dimenticare qualcuno… e sono veramente tanti… che mi hanno sostenuto e incoraggiato durante questi mesi, per i tanti consigli da loro ricevuti e per le loro numerose manifestazioni di affetto e stima nel seguire la mia splendida avventura.
Questo è il MIO PASSATORE: ci ho creduto, ho lavorato duro e il più bel premio è l’essere riuscita a realizzare il mio sogno! Ora sono pronta a darmi nuovi obiettivi ad affrontare nuove sfide… e chi vorrà condividerli con me con passione, umiltà, determinazione sarà il benvenuto!
GRAZIE A TUTTI!!!