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Il Passatore di Marco… e forse, il mio Passatore 2018? Indipendentemente un sogno di 100km - 100 KM del Passatore | Firenze - Faenza

Il Passatore di Marco… e forse, il mio Passatore 2018? Indipendentemente un sogno di 100km

Il Passatore di Marco… e forse, il mio Passatore 2018? Indipendentemente un sogno di 100km

Inizio la settimana con una mia riflessione “scatenata” da questa foto che continuo a guardare “sognante”… si perché questa foto esprime forse ciò che a volte fatico a spiegare a molti sportivi e non!
Ognuno di noi vive lo sport in modo diverso per svariati motivi: per competizione, per una “battaglia” personale, per evadere, per sognare, per dimagrire, per non pensare, per… e credo che proprio per questo niente e nessuno, ora della fine, possa imporre come “legge” la propria idea!
Marco, in questo caso, racchiude a parere mio un po’ “il tutto”.
E voi direte, “ma cos’è questo tutto?”. Provo a spiegarlo… anche se non è facile.
Marco, ragazzo giovane, papà, operaio, umile e molto sportivo, ha deciso di mettersi alla prova iscrivendosi ad una gara di 100km.
Il Passatore.
Marco non aveva una ” missione” tipo portare la pace nel mondo o quanto altro.
Marco non si è “improvvisato”.
Marco si è affidato ad un preparatore Professionista, ha iniziato una lunga preparazione, ha lavorato duramente, si è allenato per mesi e mesi, con dedizione e sacrificio. In silenzio.
Insomma, Marco non è l’ultimo fenomeno arrivato che si inventa un Passatore con un “sì ma tanto basta arrivare”.
Marco aveva un obiettivo di circa 10 ore.
Non è andata così.
Perché?
Perché, cari amici dei commenti da bar, 100km su strada non sono una passeggiata ma soprattutto sono una “incognita”, durante la quale, per quanto tu possa esserti preparato, può succedere di tutto. Marco ha “perso” quasi 2 ore per un malessere gastro-intestinale.
Io per prima ho pensato che la cosa migliore da fare fosse il ritiro, in quanto 2 ore di ritardo sulla tabella di marcia sono tante. Ma IO non sono Marco e io non ho corso il passatore.
E come ha detto lui “non tutte le ciambelle escono con il buco e forse sono proprio quelle le più buone”.
Marco ha voluto continuare.
Giusto o sbagliato?
Nessuno può permettersi di dirlo perché lui stava vivendo quel viaggio, lui sapeva i sacrifici che stava facendo e che aveva fatto fino a quel momento. Lui ha capito che dopo una certa soglia, la tabella di marcia la butti nel cesso e tiri fuori la tabella delle emozioni.
Ha continuato la sua gara o il suo viaggio, chiamatelo come volete, con le sue gambe, la sua testa ed il suo cuore… e come ha detto lui con 3 ingredienti fondamentali “l’AMORE di Chiara che lo aspettava all’arrivo, la SANA FOLLIA del suo amico Sandro che lo ha fatto sorridere nei momenti più duri e la TESTA di Matteo, preparatore e amico, che gli ha dato le armi giuste per affrontare quei 100km.”
E poi beh, tutto il resto lo ha fatto lui!!! Sofferenza, adrenalina, follia, amore, incredulità, non so… Io so solo che l’ho invidiato perché ha “vissuto”!
Ha vissuto un viaggio che solo il suo cuore può conoscere… ed io, da maledetta sognatrice che sono, io, che considero follia il pane quotidiano, ho messo in cantiere il desiderio di questa impresa.
Ma non voglio parlare di me… vi lascio le parole di Marco. Parole che dovevo “rielaborare” ma che alla fine ho deciso di non modificare (Marco non me ne volere).

“Il mio Passatore era una sfida con me stesso…volevo dimostrare a questo semplice operaio che potevo arrivare a fare 100km a piedi… Che poi, di corsa o camminando io ci volevo arrivare! Poi sicuramente c’era dietro anche una sorta di impresa sportiva, sempre nei miei limiti, visto che di lavoro faccio tutt’altro.
Sicuramente avevo delle aspettative ma dentro di me, mi sono sempre detto che indipendentemente dal tempo, l’avrei portata a casa ad ogni costo. Il ritiro lo avrei preso in considerazione solo se mi si fosse stata amputata una gamba.
La partenza è stata da pelle d’oca, ero nella mia città natale, sede di scorribande giovanili con i miei cugini visto che passavo i tre mesi estivi dai miei nonni, diciamo che Firenze è la mia seconda casa.
I km scorrono sotto le mie scarpe e le sensazioni sono le stesse che provo nelle mie gare migliori, corsa tranquilla e rilassata, la prendo con calma e mi godo il paesaggio della mia città.
Poi tutto ad un tratto la pancia comincia a fare male. Penso che passerà e non ci bado più di tanto… continuo a dirmi che è solo un momento e continuo a correre. Fino al punto in cui sento fitte fortissime che mi costringono a camminare.

Ripeto a me stesso che sarà solo una crisi e che se resisto passerà e sarà solo un ricordo. Invece quando arrivo a scollinare la salita del passo della Colla, mi devo fermare e mi siedo a bordo strada. Inizio a ragionare e mi ripeto che non può finire qui il mio appuntamento più importante (sportivamente parlando) e ragionando con la testa decido di cambiarmi, mettere su vestiti asciutti e mi dico “dai Marco adesso c’è discesa arrivi giù e poi vediamo che succede”

In effetti la discesa la corro tutta. La pancia fa meno male e ricomincio a macinare i km come alla partenza. Intanto il sole comincia a tramontare ed io a rilassarmi.
Passa più o meno un’ora e mezza e mi ritrovo a bordo strada a vomitare, non riesco a bere nè a mangiare. Stringo i denti, mi rialzo e provo a resistere…il traguardo è più vicino e non voglio arrendermi. Tutto il lavoro fatto per arrivare fin qui: gli allenamenti al freddo, sotto la pioggia o sotto il sole, le ripetute infinite, le ore di sonno perse per poter correre prima di iniziare la giornata lavorativa.
Comincio a camminare per arrivare al ristoro dal quale non prendo mai niente. Dietro di me i miei due amici Sandro e Matteo che mi danno assistenza. Li vedo preoccupati e so che aggiornano continuamente Chiara…voglio arrivare anche per loro tre.
Al ristoro dell’80esimo la crisi più forte…lì ho veramente pensato al ritiro. Bevo un po’ di the caldo e Sandro mi dice “CHIEDI A TE STESSO se è più forte la VOGLIA DI DIRE BASTA adesso o la GIOIA DI ARRIVARE al traguardo nonostante la giornata storta”!

in quel momento passa l’autobus che aveva raccolto i ritirati ai vari ristori e le loro facce oltre che stanche sono anche deluse; magari avevano delle aspettative o magari volevano solo portarla a casa…io non voglio avere quel dubbio… Mi alzo e comincio a correre! Le forze sono poche ma corro fino al ristoro successivo: altro the caldo e riparto per il penultimo ristoro, dove un signore mi vede seduto su una sedia e mi dice “ce li facciamo sti ultimi 10 km?”

Non gli rispondo nemmeno da maleducato, mi alzo e comincio a correre… voglio arrivare, voglio il traguardo.

Li mi viene in mente il motivo vero per cui ho iniziato a correre!

Nel momento più buio della mia vita correvo fino a perdere il fiato per scappare dai miei pensieri più scuri, per mantenere la testa sulle spalle. Alla fine mi sentivo vuoto ma tranquillo…ed e con quel pensiero che, camminando gli ultimi 5 km, arrivo al traguardo!

Abbraccio Matteo e Sandro, perché senza di loro sarebbe stato ancora più duro… e quando arriva il momento di Chiara mi scende una lacrima, perché ero contento di vederla e anche perché alla fine non vedevo l’ora di abbracciarla e potermi LASCIARE ANDARE VERAMENTE… Alla fine, credo di aver corso la mia gara anche per questo momento… L’ARRIVO e la PERSONA che mi ha salvato la vita, lì ad ASPETTARE anche solo un ABBRACCIO e sapere che nonostante tutte le difficoltà NON MI SONO ARRESO.
Quindi eccomi qua, Finisher della mia 100 km e della battaglia più dura fra il mio corpo e la mia testa: ha vinto la testa!

NON MI SENTO MIGLIORE VERSO GLI ALTRI, MA VERSO ME STESSO! Mi sono reso conto che se voglio posso tutto… basta volerlo!”

 

Io, volevo dire e aggiungere tante cose… ma poi ho pensato: ma anche no! Quindi…

MANGIA, CORRI… MA SOPRATTUTTO AMA!

originale: link articolo

 

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