× Ritorna la 49^ edizione della 100km del Passatore - 25-26 maggio 2024
La 100 km: impressioni e sensazioni pre, durante e post ultramaratona di Matteo Simone - 100 KM del Passatore | Firenze - Faenza

La 100 km: impressioni e sensazioni pre, durante e post ultramaratona di Matteo Simone

La 100 km: impressioni e sensazioni pre, durante e post ultramaratona di Matteo Simone

 

La 100 km inizia con il decidere di fare tale impresa, con il credere di poterci riuscire, con il documentarsi su tali competizioni, con lo stilare un programma di mas­sima che possa permettere di concludere tale gara, con il consultare diversi personaggi che hanno compiuto tale impresa, con il rivolgersi ad un tecnico.

La 100 km non finisce all’arrivo ma con l’assicurarsi di essere integri all’arrivo e nei giorni successivi.

Nella preparazione della 100 km non bisogna trala­sciare nessun dettaglio, è opportuno ascoltare i suggeri­menti di coloro che hanno già sperimentato tale evento sia per ciò che concerne la gara che per quello che ri­guarda la preparazione.

Durante la preparazione è consigliabile svolgere le sedute di allenamento della durata prevista nel proprio programma di allenamento, così come è importante cercare di partecipare ad alcune gare di lunga distanza quali le 50-60 km.

È importante avvicinarsi alla gara continuando ad ascoltare i consigli di coloro che ci sono già passati, per quanto riguarda, per esempio, la giusta alimentazione nel periodo precedente la gara o il saggio recupero pregara.

Importante è anche sapere a cosa si può andare in­contro e come prevenire ciò, per esempio disidratazio­ne, ipotermia, ecc..

Durante la gara di 100 km è importante seguire un approccio volto all’attenzione, all’autoconsapevolezza, all’ascolto interno.130 O.R.A Obiettivi, Risorse, Autoefficacia Questo approccio permette di giocare d’anticipo. Essere attenti ai minimi segnali, essere consapevoli di quello che ti sta succedendo, ascoltare le proprie sensa­zioni, permette di correre subito ai ripari, di aggiustare il tiro, di prevenire il peggio.

In una gara lunga 100 km, la cui durata massima prevista è di venti ore è importante valutare attentamen­te se la propria andatura, in quanto se è un po’ più ve­loce di quella di cui ci si può permettere potrebbe com­promettere l’esito della gara. Importante è l’attenzione all’abbigliamento più adatto in modo da non rischiare, per esempio, un’eventuale ipotermia. Importante è pre­vedere l’uso della torcia adeguata se si prevede di correre nelle ore notturne o comunque per tratti bui.

Per tutti questi motivi, quindi, è consigliabile giocare d’anticipo, dunque non sottovalutare il minimo detta­glio, perfino l’eventualità di rischiare di non trovare la propria borsa con il cambio al punto previsto.

La gara inizia quando si considera di voler e poter raggiungere un certo obiettivo.

Per quanto mi riguarda ho pensato di voler correre una 100 km durante un corso di 10 giorni di meditazio­ne Vipassana, ed in seguito, ascoltando consigli di vari personaggi, ho concretizzato di poter compiere tale im­presa con un approccio esperienziale volto non alla com­petizione ma all’esperienza, all’osservazione del percorso, alla curiosità, alla conoscenza propria e degli altri.

Tutto è iniziato durante un corso di 10 giorni di Me­ditazione Vipassana, come insegnata da S. N. Goenka nella tradizione di Sayagyi U Ba Khin, che consiste nel rispettare dei precetti e di seguire le indicazioni di un 4. Maratona ed ultramaratona 131maestro. Tra le indicazioni vi sono l’ascoltare il respiro e le sensazioni corpore senza giudicare, senza reagire, sen­za bramosia.

Considerato che l’obiettivo è fattibile si passa all’a­zione e cioè si stila un programma di massima che ti possa permettere di raggiungere l’obiettivo stabilito.

È importantante anche stabilire degli obiettivi inter­medi che, per quanto riguarda il percorrere una com­petizione di 100 km, potrebbero essere partecipazioni a maratone e ultramaratone ed allenamenti prolungati di diverse ore.

Diventano importanti non gli obiettivi intermedi ma quello finale.

È importante anche il periodo precedente la gran­de meta nel quale si focalizza il più possibile l’obiettivo stabilito mettendo da parte eventuali distrazioni o altri fattori che potrebbero comprometterne la riuscita.

Pertanto le due settimane precedenti la partenza del­la 100 km ho ritenuto opportuno sospendere gli allena­menti di Capoeira, ho cercato di recuperare più energie possibili sospendendo le uscite di allenamento correndo un paio di volte negli ultimi 10 giorni, ho cercato di ripo­sare il più possibile e fare scorte soprattutto di carboidrati.

Il giorno precedente la gara ho pranzato con riso ba­smati, tofu e seitan, la sera ricco piatto di pasta, la mat­tina della gara, la cui partenza era prevista alle 15, ho pranzato alle 11.30 con 2 etti di pasta.

Alla partenza pioveva, alcuni sono partiti con om­brelli, la maggior parte con impermeabili, le condizioni atmosferiche non ci erano favorevoli, sono partito cauto e molto osservativo facendo attenzione a me stesso ed 132 O.R.A Obiettivi, Risorse, Autoefficaciaagli altri. Ho trovato una buona compagnia fino al 30° km circa e ho giocato d’anticipo fermandomi ad ogni ri­fornimento e facendo piccoli sorsi e dando piccoli morsi camminando un pochetto.

Dopo il 30° ho proseguito aumentando un po’ l’an­datura, facevo soste ad ogni ristoro sorseggiando prefe­ribilmente tè caldo e stuzzicando uvetta o biscotto, la salita mi piaceva e cercavo di alternare corsa alla cam­minata, a metà gara in cima al passo della colla dopo essermi cambiato ho preso del caffè caldo ed ho avuto brividi di freddo, ho ripreso a correre in discesa un po’ preoccupato ed ogni tanto mi succedeva di risentire i brividi di freddo quando alternavo un po’ di camminata alla corsa, anche perché quando mancavano ancora 40 km sentivo un po’ di dolore alle dita del piede destro ed ero un po’ preoccupato perché c’era ancora tanta strada da fare, ma un po’ di autoipnosi mi ha aiutato, mi sug­gerivo di sentire i piedi caldi e freddi, leggeri e pesanti, usando la tecnica della confusione mi distraevo e ane­stetizzavo i dolori, mentre con la meditazione vipassana mi dicevo che tutto passa, che non dovevo reagire alla sensazione di dolore, potevo solo ascoltarla senza giudi­care, insomma è andata.

Quello che mi aiutava ad andare avanti era il non pensare a tutti i 100 km da percorrere ma di godere del­le bellezze naturali, dei panorami, di pensare a pochi km per volta, del raggiungimento di un ristoro alla volta, di 5 km alla volta, dei traguardi intermedi.

Emozionanti sono stati il passaggio a Borgo San Lo­renzo, località molto particolare, inoltre in cima al passo della Colla, circa metà gara, ed anche la meta del 65° km, l’arrivare a Marradi mi ha aiutato in quando è la lo­calità dove si svolgono i corsi di Meditazione Vipassana.

Superato il passo della colla mi dicevo che il grosso è passato, metà gara più impegnativa era passata, ma co­munque non bisognava sottovalutare tutto il resto del­la gara e perfino gli ultimi chilometri, e infatti quando mancavano 20 km mi sembrava di essere quasi arrivato ed al 85° km ho deciso di usufruire di un massaggio, non avevo fretta di arrivare ma voglia di arrivare bene, quando mancavano 10 km ha ripreso a piovere e cam­minare era controindicato, si prendeva acqua e freddo e usando il mio approccio O.R.A.: Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia ho pensato che per raggiungere l’Obietti­vo prefissato dovevo utilizzare tutte le Risorse restanti a disposizione e far leva sull’Autoefficacia, così ho pensato alla precedente maratona di Padova dove ho corso gli ul­timi 7 km ad una velocità elevata e così mi sono venute fuori delle energie insospettabili che mi hanno permes­so di fare l’ultima frazione più veloce delle precedenti arrivando al traguardo in velocità.

Le note positive è l’aver approfittato ad incontrare alcuni amici e parenti prima durante e dopo la gara che mi hanno invitato, accolto, ospitato.

Ho trovato positivo il percorso, le salite, i tornanti, le bellezze naturali.

Aspetti negativi sono stati le macchine lungo il per­corso sia per lo smog che per la pericolosità soprattutto nelle ore notturne a bassa visibilità e con la pioggia, in quanto si correva ai margini della strada facendo atten­zione da una parte a non essere investiti e dall’altra a dove mettevi i piedi.

Dal Libro “Ora”

4. Maratona e ultramaratona 129

di Matteo Simone

 

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