La mia 100 km da accompagnatore.. di Giannetti Stefania
Quarta esperienza da accompagnatore alla 100 km più bella del mondo. Sapevo che stavolta sarebbe stata difficile, per due motivi: per la prima volta non c’era Massimo a confortare tutti noi e a darci consigli e tranquillizzarci e perché Gianni sentiva particolarmente la gara di quest’anno, per riscattare il problema che lo aveva portato, lo scorso anno, a concludere la sua gara con due ore di ritardo rispetto al suo personale. Arriva il giorno, si parte alla volta di Firenze… Ritiro pettorale, pranzo a base di riso, foto di rito a Piazza del Duomo, telefonata al Presidente e via, lui resta e io mi avvio, insieme a Jacopo e a Francesca, alla volta di Borgo San Lorenzo. Mi fermo al mio solito posticino, km 33, una bella stradina un km dopo l’inizio della strada che porta al Passo della Colla. Nel frattempo inizano ad arrivare messaggi e telefonate dei nostri amici che chiedono notizie. Dopo un po’ ecco la macchina con sopra il Passator Cortese, che a suon di Romagna Mia accompagna il primo centista, e poi via via gli altri, la prima donna, e inizio a vedere qualche faccia conosciuta.
Passa Enzo, con un ottimo tempo, poi Sergio, poi Simona e Vincenzo, poi Mauro e poi eccolo, in anticipo di un quarticello d’ora… il mio Capitan America!! “Come va Già?” “E’, bene, via, vado”. Lascio passare cinque minuti, poi parto verso la Colla, per fornirgli l’abbigliamento per affrontare la notte. Inizia a fare freddo, pure qualche goccia di pioggia. Per la prima volta deviano le auto sul Passo della Colla, quindi mi fermo in una stradina e questo mi dà l’opportunità di vedere il passaggio al 48esimo km, proprio sul passo, che finora non avevo visto mai. E’ in anticipo sulla tabella di marcia, sta bene, parecchio: “Come va Già?” “E’, bene, via, vado”. Mentre Jacopo si gusta un bel piatto di pasta al ragù che sapienti mani emiliane hanno preparato per gli spettatori, ci avviamo verso Marradi, km 65. Mentre aspetto, mi mangio un ottimo gelato, che ormai conosco molto bene (mi fermo sempre lì). Dicono quelli esperti che è qui, a Marradi, che comincia la 100. Ed eccolo, ancora con un buon tempo, ancora con parecchio anticipo, un anticipo che cresce: “Come va Già?” “E’, bene, via, vado”. Ci spostiamo a San Cassiano. Arriva. Molto anticipo, una quarantina di minuti. Non ha la stessa faccia di Marradi. Sorride, ma non è lo stesso. “Come va Già?” “E'”. non lo dice “bene”. Si siede al ristoro, io rido, sorrido, sdrammatizzo, non devo farmi vedere preoccupata, ma lo sono. Siamo al 76esimo km, la strada è ancora molto lunga. Lunga, di notte e solo. Sono preoccupata. “Via, vado”. Parte, ma cammina. Aspetto un po’, quando lo sorpasso lo incitiamo e allora accenna una corsetta. Mi fermo due km dopo. C’è un’orchestrina che suona l’inno nazionale “Romagna Mia”, con una fisarmonica e due pentole su un improvvisato palchetto, ci sono tavoli, c’è la piadina con la salsiccia del podista (io e Jacopo ne approfittiamo, è mezzanotte e siamo affamati), un centista che balla con una signora, è una festa, e nel frattempo i corridori continuano a passare. E eccolo, arriva anche Capitan America, con un sorrisetto spento e un po’ di ritardo. “Come va Già?” “Meglio” E non si ferma. Ma è una bugia e lo sappiamo tutti e due, però sorrido, non deve accorgersi che ho capito. Nel frattempo il telefono è un turbinio di messaggi, telefonate, il gruppo whatsapp della Polisportiva è un continuo suonare. Altre due tappe fino a Brisighella, km 88, faccio i conti, tiene una media di 7 a km. A Brisighella arriva con un piccolissimo anticipo, penso che forse ci siamo, si sta riprendendo. Ne ho la conferma quando lo chiamo mentro lo vedo arrivare, perché pure se è notte il suo passo lo riconosco da lontano. “Gianniii!” “Ooo”. A posto, sta meglio. Gli chiedo se posso andare a Faenza, di solito Brisighella è l’ultima tappa che faccio. Mi dice di si, ma il Presidente, col quale sono costantemente in contatto telefonico, mi dice di fare un’altra sosta, allora mi fermo al 94esimo. Le luci di Faenza si vedono già in lontananza, non piove e non fa freddo. Arriva, ha recuperato quasi tutto il vantaggio che aveva perso. Sta bene. Stavolta si, lo posso dire. “Come va Già?” “Bene, bene” “Vado a Faenza” “Pure io”. Oltrepasso il cartello “FAENZA”, lungo quel rettilineo che mi sembra infinito anche solo con la macchina, e mi viene da piangere. Per fortuna quest’anno non deviano le auto alla rotatoria all’ingresso di Faenza e parcheggiare risulta facilissimo. Sulla strada che porta all’arrivo affianchiamo ed incitiamo i podisti che percorrono le ultime centinaia di metri, passano pian piano tutti quelli che lungo il percorso stavano davanti a Gianni: quello che somiglia a un tizio che conosco, il vecchietto con i capelli bianchi, quello con la maglietta di corriferrara. Ci siamo, starà per arrivare. ECCOLOOOOO, arriva in anticipo rispetto a come lo aspettassi, sono lì a fargli la foto, lo chiamo, mi sorride, un sorriso pieno, soddisfatto, felice. Stanco, sfinito, ma felice, gli ridono gli occhi. Il mio Capitan America è riuscito nella sua impresa, ha fatto il suo personal best, ha riscattato quel tempo dello scorso anno e arriva anche sotto le 11 ore e trenta minuti, proprio come voleva. Real Time 11.14.08. Il mio mito!! I primi ringraziamenti vanno a lui, che ogni volta mi insegna che volere è potere. Poi a Massimo, perché se non fosse stato per lui non ci saremmo mai avventurati in questa impresa (che evidentemente gli è piaciuta, visto che la sta facendo per quattro volte consecutive). Infine, ultimi ma non ultimi, a tutti i nostri compagni della Polisportiva Montalto, che ci sono stati vicini in ogni momento, chiedendo notizie, informazioni che hanno chiamato ad ogni ora e che sono stati svegli fino all’arrivo, alle 2.16 di una calda notte di fine maggio.