NEL MEZZO DEL CAMMIN DELLA MIA VITA
Nel mezzo del cammin della mia vita
mi ritrovai per una strada oscura
al termine di una lunga salita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
questa corsa bastarda ed aspra e forte
che nel pensier rinnova la paura.
Tanto è amaro che quasi più è morte
nel scendere la Colla il mio dolore
correndo stanco, ormai con gambe storte,
che traboccar facea di tristo il core.
Ma uscito dalla scesa, su un crocicchio,
dei tanti che ci son nel Passatore,
vidi venir, di lungi, per ispicchio,
in bici un uom, dal volto un poco losco.
Mi detti con la mano in testa un picchio
e dissi: “Costui ben lo riconosco!”
e, ripresomi a correr di frequenza,
entrai a Marradi, paesino tosco.
Qui si palesò quell’altra presenza
amica che con il primo compare
mi vollero seguir fino a Faenza
col padre mio, per quelle strade amare.
I tre guatano le mie membra tutte
che ormai stanche in quell’incerto viaggiare
dovean esser strane, orride e brutte.
Leonardo architetto, animo artista,
mi incita spesso, con parole asciutte.
Un tempo volle anch’egli esser podista
poi si pentì quando a Firenze giunto
dopo una maratona affatto trista.
Vedete adesso è in bici, per l’appunto.
Il genitore, non in bicicletta,
ci guarda tutti con fare compunto,
in mano ancora un’altra sigaretta.
Egidio dimonio, occhio malvagio,
giunger vuol presto, ha un sacco di fretta,
incita urlando se un poco mi adagio.
Alfin, distrutto, con animo spento,
con volto smunto da cane randagio,
anche se stanco e con passo ormai lento
con quei tre vicino ero stato a mio agio
e in nove ore e trenta ho chiuso la Cento.
p.s. (ovviamente parte del testo è palesemente ripreso dal primo canto (l’immagine della Selva Oscura e la difficoltà del percorso) e dal terzo canto (l’immagine burbera del traghettatore Caronte che traghetta ed accompagna Dante in parte del suo viaggio) della Divina Commedia di Dante e dal Morgante di Pulci (l’immagine del divertentissimo amico Margutte, chiassoso e burlone, che accompagna Morgante in una serie di avventure)
Matteo Luzzi