100 km del Passatore.. di Puccini Cristina
Cristina, la fiorentina di Liverpool
Il mio racconto comincia negli anni settanta, quando da piccola andavo a fare le vacanze a Ronta. Vivevamo a Firenze ma la mamma veniva da lí e ho ancora zie, zii e cugini che ci abitano. Mi ricordo che ci lasciavano stare svegli fino a tardi mentre i primi transitavano dal paese. Qualche ragazzo di paese faceva l’impresa di arrivare fino a Ronta da Firenze e si fermava lí durante la notte, applaudito come un eroe lo stesso. Allora io ero giá a letto ma sognavo di partecipare un giorno.
Il sogno si è avverato nel 2013. Mesi di allenamento si trasformarono davvero nella corsa piú bella del mondo (specialmente sotto tutta quella pioggia – abito a Liverpool dall’87 e sono piú abituata alla pioggia che al sole). Passare da Borgo, dove da bambini andavamo al mercatino, poi da Ronta con la zia affacciata alla finestra qualche metro prima del punto di ristoro che mi voleva dare un “golfino” perché su per la Colla faceva freddo e chiamare il babbo dalla Colla per dirgli che andava tutto benissimo e che passare da lí verso le 21:00, con l’imbrunire, la nebbia e le luci delle auto per la strada sembrava d’essere a un rally sono memorie che non mi lasceranno mai.
Il mio tratto preferito è quello da Ronta a Casaglia, su per la montagna – mi fermo sempre per un sorso d’acqua alla Fonte dell’Alpe, dove andavamo a fare il picnic – e poi la parte lungo il Lamone vicino a Crespino, col rumore del fiume e la luna che c’illumina nelle notti chiare. Che bellezza essere al mondo e poter fare una cosa come questa.
Per i tre anni seguenti è diventata un appuntamento da non perdere, col cuginone Luigi, compagno di mille avventure durante l’infanzia, che mi seguiva da Marradi per fare il tifo e che una volta ho scoperto forniva perfino il pane per alcuni punti di ristoro dal suo panificio! Ero tutta pronta per farne 5 di fila quando nel 2016 un ginocchio ha detto basta e mi sono dovuta fermare per mesi. Sono convinta che il desiderio di tornare a fare il Passatore sia stata la migliore motivazione per ricominciare a correre. E ce l’ho fatta, a distanza di due anni.
2019 è stata la mia gara piú lenta e piú combattuta. Sono davvero fiera del mio risultato peggiore! L’impegno di un nuovo lavoro, un tristissimo decesso nella mia famiglia inglese e un paio di piccoli infortuni mi avevano costretta ad allenarmi la metá del solito, e anche prendendomela “comoda” tutte le volte che la strada accennava una salita, alla fine ho dovuto impiegare tutti i trucchetti psichologici che conosco per convincermi a continuare a correre sulla strada che non finisce mai tra Brisighella e Faenza. Meno male che la facciamo al buio! Davvero una corsa fatta piú con la testa che con le gambe.
Adesso siamo a quota 5. Basteranno queste? Chi lo sa…