100 KM DEL PASSATORE …QUANDO LA STORIA INCONTRA LO SPORT… di Pozzoni Iader
100 KM DEL PASSATORE
…QUANDO LA STORIA INCONTRA LO SPORT… di Pozzoni Iader
Ho scoperto che esiste. Cosa? Ho scoperto che esiste un posto nel mondo. Dove? Ho scoperto che esiste un posto nel mondo che non c’è. E’ solo uno stato dell’anima dove il corpo seppur correndo viene al secondo posto. Si chiama beatitudine questo posto. Perché riesci ad essere corsa, non uomo che corre. Riesci a non essere fatica ma gioia. Senza Garmin al polso ne’ Mizuno ai piedi.
In realtà stai salendo la mitica salita della Colla, sei al 44mo Km, ne mancano ancora 4 alla vetta, e poi 52 al traguardo. Numeri che solo alcuni anni fa ti incutevano timore al solo pensarli. Te la sei ritrovata spesso negli incubi notturni quella salita. Scende la notte, accendi la frontale ed il lampeggiatore sulla schiena e guardi verso il basso. Vedi tante lucciole nella notte che danzano. Osservi lo spettacolo ritornando bambino, con la stessa meraviglia. Non ti accorgi che sono altrettante frontali. La luna si riflette sulla tua pelata e le stelle accendono le vette attorno. Un fiume scorre lento in fondo alla valle. Non cerchi altro, anzi vorresti che non finisse mai quella salita, quella sensazione e quell’emozione.
Non riesci a spiegarla. Ne’ alla tua famiglia al ritorno a casa, ne’ ai tuoi colleghi. E di fronte alla domanda come e’ andata non trovi parole di risposta. Cerchi una fotografia ma non esiste. “Tornante dopo tornante” ti piacerebbe salire così la tua vita e vivere la discesa con le stesse curve perfette disegnate scendendo verso Marradi.
Chiudi gli occhi e vedi un paese in festa ad accoglierti anche dopo 6 ore che sono passati i primi. Famiglie, bambini, uomini donne ed anziani. Hanno un sorriso per tutti. Sei dentro la storia, la stai vivendo, la potrai raccontare.
Perchè in 100 km ti scorre tutta una storia davanti, hai tempo per pensarci, ci devi pensare mentre attraversi la notte, i falsopiani, un poco di nebbia… senti ancora in bocca il buon gusto del caldo brodo dei ristori, ripensi all’acqua calda bevuta a Fiesole all’inizio corsa, ringrazi la Coca Cola per averti salvato dal ritiro al 23mo quando non riuscivi più neppure a correre in discesa.
E senti risuonare nelle orecchie il suono delle tante e troppe ambulanze che hanno soccorso i 500 ritirati (su 3000 partenti), principalmente per disidratazione. Ti dici bravo, perchè ti sei ricordato di bere, sempre, anche di notte, con regolarità.
Il fiume Lamone ti scorre silenzioso accanto accompagnando il tuo cammino verso Faenza. Ripensi al motivo per cui l’hai fatto. Quale regalo per i tuoi 50 anni, perchè a quell’età capisci che non puoi rimandare più alcune cose, che è tempo di farle, ed avverti quella strana sensazione del tempo che scorre, come quando sei in riva al mare e la sabbia ti sfugge da sotto i piedi…
Risenti sapori che solo la Toscana nasconde, compreso anche il cannaiolo imperterrito che 15 minuti prima della partenza ha ben pensato di iniziare prima il suo viaggio. Per me ha fatto partire da lì anche il suo Garmin… ed il suo real time.
Il Duomo di Firenze e’ accanto a te alla partenza, millenni di storia. Senti che parlano quelle pietre. Ti stanno raccontando qualcosa. Entri nell’inferno di Fiesole, 32 gradi, bagnato da provvidenziali canne dell’acqua. Berresti qualsiasi cosa. Calpesti due bisce morte per strada, ed un ragazzo aspetta tutti con un cartello con le parole scritte a mano “siete degli eroi”.
Capisci che non è la solita corsa.
Senti ancora risuonare i tuoi passi nella notte di Brisighella, guardi un cartello giallo con scritto 85 e pensi a quanto manca, a quante volte hai fatto in allenamento 15km così tanto per aggiungere un poco di km nel motore, la mattina presto prima del lavoro. Continui a ripetere a te stesso, ragiona, ragiona, ragiona.
Così come l’alba ti accoglie mentre canticchiando giustaccaso “alba chiara” di Vasco vedi il cartello di Faenza dolorante di vesciche che ti terranno lieta compagnia per una settimana e renderanno impossibile rimettere le scarpe dopo la sacrosanta doccia finale.
Ti chiedi perchè quello davanti a te ha corso 95km con la bottiglia di acqua in mano o l’altro con una borsa di plastica Esselunga con dentro una maglietta ed una bottiglia. Osservi, ma non ti interessano le risposte. Capisci che hanno fatto di tutto per esserci, hanno fatto di tutto per essere.
Vorresti menare quei due cretini che hai visto di sfuggita salire in auto per rubare qualche centinaia di posizioni, vorresti rincorrerli per avvertirli che stanno rubando a se stessi e basta, ma non ne hai la forza.
Tagli il traguardo e ti scappa una lacrima. Il Passatore ti aspetta. Uno, cento, mille passatore. Brigante e cortese come questa corsa, dura ed accogliente nello stesso tempo.
Osservi dal finestrino del treno che in solitaria ti riporta a casa, ma non vedi nulla. Sono 38 ore che non dormi. Ma non riesci a dormire. Chiudi gli occhi ma ti ritrovi ancora dentro la corsa, non quella vera ma quella che ti rimane dentro. Quella che non ha pettorale, confondi la strada con la vita. Vorresti parlare e raccontare, rispondi “bene” alla consueta domanda su come e’ andata la corsa.
Ma come fai a raccontare? Per alcuni giorni non parli, non ne hai voglia. Hai già provato questa sensazione dopo un pellegrinaggio a Santiago. Si chiama nostalgia! Passa con il tempo, purtroppo…
Iader
Solo qualche riga di getto, più sensazioni che cronaca. Per questo me ne scuso. Non ho gran tempi da vantare, ma anche il tempo su una 100 km diventa storia, non crono-metro…
Ps: mi sentirei di consigliarla…