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100km del Passatore, da Firenze a Faenza - 100 KM del Passatore | Firenze - Faenza

100km del Passatore, da Firenze a Faenza

100km del Passatore, da Firenze a Faenza

 

13327467_10209513448783912_3171878980575985268_nEra da qualche anno che questa parola mi ronzava in testa…”Passatore”…
Tornare a correre su strada dopo anni di montagna mi suonava un po’ strano, ma in fin dei conti io non ho mai ripudiato l’asfalto, conscio del fatto che è stata proprio una maratona a farmi entrare nel mondo della corsa.
La 100KM DEL PASSATORE è sicuramente l’ultramaratona italiana più famosa, è una gara che ha alle spalle una lunga storia e rappresenta per molti un sogno ed un traguardo irrinunciabile.

Mi iscrivo con otto mesi di anticipo perché so che avere un obiettivo definito è l’unico modo che mi consente di avere costanza nell’allenamento. L’inverno mite mi aiuta a macinare chilometri ed arrivo a metà maggio sicuro di aver preparato questo appuntamento al meglio delle mie possibilità, cercando di conciliare le lunghe uscite di allenamento con gli impegni lavorativi e familiari.
Scendo a Firenze il venerdì con la mia famiglia per visitare la meravigliosa città toscana.
Sabato mattina raggiungo Piazza della Repubblica dove è prevista la consegna dei pettorali. Alle 10.30 la piazza è già brulicante di atleti che, sotto un sole cocente, si salutano e chiacchierano per ingannare l’attesa.
Cerco un angolino ombreggiato e sistemo il mio pettorale numero 378, fisso il chip di cronometraggio sulla scarpa destra e riordino le ultime cose nello zainetto: l’antivento, una maglietta di ricambio, la lampada frontale e qualche gel. Non avrò nessuno al seguito per l’assistenza, ho anche deciso di non lasciare sacche nei punti intermedi, correrò in autonomia approfittando unicamente dei numerosi ristori.
Poco prima di mezzogiorno mi raggiunge anche Alberto ed assieme attendiamo impazienti il momento della partenza previsto per le 15.00 da Via dei Calzaiuoli, la larga strada che esce da Piazza della Signoria in direzione del duomo di Firenze.
La gara prende puntualmente il via all’orario stabilito, sfiliamo veloci per le strade del centro città in mezzo a due ali di turisti incuriositi che ci applaudono e ci incoraggiano. Ci portiamo nella periferia nord-est della città in direzione di Fiesole per affrontare la prima salita in programma.
Il sole picchia forte, ci sono circa 35 gradi e la strada non concede che pochi metri di ombra. Sudo copiosamente ed approfitto di ogni fontana e di ogni ristoro per bere e bagnarmi abbondantemente. Le sirene di un’ambulanza mi fanno capire che probabilmente qualcuno non ha fatto altrettanto.
Continuo a salire regolare e scollino attorno al diciottesimo chilometro, cercando di recuperare lo sforzo iniziale nella discesa e nel successivo tratto in piano. Lo stomaco duole ma mi costringo a bere ed a mangiare qualcosa per non pagare in seguito gli effetti della disidratazione e della fame.
Mi accorgo che Alberto è in forma e lo invito a proseguire da solo tenendo il suo passo: in salita lui è un treno e mi dispiacerebbe rallentarlo. Ci salutiamo e così proseguo da solo questo viaggio che nel frattempo mi ha portato a raggiungere Borgo San Lorenzo ed il trentaduesimo chilometro di gara. Qui inizia uno dei tratti più famosi e temuti: la salita al Passo della Colla di Casaglia, il valico appenninico che collega il Mugello con la Romagna. La salita è realmente impegnativa, interminabile. Soffro ma stringo i denti, cammino gli ultimi sei/sette chilometri e finalmente raggiungo la sommità ed il quarantottesimo chilometro poco prima delle 21.00 proprio mentre il sole dipinge di rosso l’orizzonte prima di lasciare il posto alla notte.
Ho impiegato poco meno di sei ore per arrivare fino a qui: secondo la matematica sono in perfetto orario per chiudere la gara come da programma, entro le dodici ore…ma chi corre da un po’ sa che matematica e corsa non sempre vanno d’accordo, soprattutto in gare di questa distanza.
Prima di iniziare la lunga discesa mi tolgo la canotta zuppa di sudore, indosso una maglietta asciutta e calzo la pila frontale. Faccio un po’ di slalom tra le auto che congestionano i primi metri della strada ed inizio a calare con regolarità superando definitivamente la mia crisi anche grazie al fresco della sera ed all’ottimo brodo caldo che trovo ai ristori.
Ormai sono solo, il trenino dei corridori si è dilatato e nel buio della notte si prosegue per lunghi tratti immersi in un silenzio assoluto, rotto sovente dal gracidare delle rane che proviene da oltre il margine della strada.
Raggiungo Marradi, al sessantacinquesimo chilometro di gara, e proseguo deciso verso il settantaseiesimo dove, in corrispondenza del ristoro di San Cassiano, approfitto del servizio di massaggi per far riposare per pochi minuti i miei quadricipiti che iniziano a dare segni di affaticamento.
Mi accorgo che il mio obiettivo cronometrico delle dodici ore ormai è sfumato. La cosa però non mi demoralizza, sono sereno e sento di potercela fare a concludere la corsa, è solo questione di pazienza. Sono certo che in questo frangente l’abitudine a sopportare la fatica delle salite in montagna abbia giocato a mio favore: inizio ad ingannare la testa calcolando quanto potrei impiegare a raggiungere il traguardo a diverse andature: tutto di corsa in quasi due ore, camminando in poco più di tre…nel frattempo, un passo alla volta, i chilometri che ancora mi mancano diventano solo cinque, poi quattro, poi si entra dentro Faenza. Quando ne mancano due inizio a correre veloce come se fossi appena partito, raggiungo il centro e giro nel viale che conduce al traguardo di Piazza del Popolo.
Sono quasi le 4.00 del mattino e nonostante la tarda ora vengo accolto da un nutritissimo pubblico che è rimasto ad applaudire ed incitare tutti gli atleti.
E’ una grande emozione tagliare il traguardo dopo 12 ore e 52 minuti di corsa e leggere il proprio nome sul maxi schermo che campeggia in fondo alla piazza. Alberto mi sta aspettando dopo l’arco dell’arrivo, è bello stringersi la mano e festeggiare assieme il traguardo raggiunto.
Sono stremato ma felice, consapevole di aver dato il massimo nell’affrontare questa difficile prova che ancora una volta mi ha fatto capire quanto sia importante il fattore mentale nella corsa di resistenza.13335737_10209513449743936_5221961467471904316_nAdesso un po’ di riposo e poi si torna a calcare i sentieri delle nostre meravigliose montagne!
Dalla pagina di facebook di Herbert Lorenzoni Smit

 

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