100km del passatore…. di Ottavi Daniele
“La Corsa perfetta” è il titolo del mio ultimo libro, scritto ancora una volta assieme a Giorgio Calcaterra. E’ un manuale sulla corsa che contiene una grande speranza: Che sempre più persone possano affrontare questo viaggio con il sorriso e divertendosi. A tutti gli atleti arrivati a Faenza in questa edizione dedico il mio terzo Passatore, quello che per me è stato il primo affrontato in compagnia. Dopo le grandi emozioni del debutto nel 2017 e dello scorso anno che mi ha visto arrivare a Faenza con un ottimo tempo, scortato da Giorgio Calcaterra (Che è come andare sulla luna accompagnato da Armstrong e Aldrin) a questo 2019 non sapevo davvero cosa chiedere di più. In realtà dopo tante disavventure, culminate con la perdita del lavoro nei primi mesi dell’anno, la tentazione di non partecipare serpeggiava nella mia mente e la sfiducia era il sentimento predominante. Il caso ha voluto che la partenza da Firenze combaciasse con il mio 48esimo compleanno e l’idea di regalarmi ancora una volta questa esperienza ha prevalso. Decido fin dal principio di condividere il viaggio con gli amici. Alcuni di loro sono alla prima esperienza, altri reduci da vari ritiri. Mi piace pensare a questa gara come un momento di condivisione, di gioia. Sento che in questa fase critica della mia esistenza ho bisogno di dare agli altri quello che vorrei ricevere. Affrontare la vita in solitudine, come richiede spesso il mestiere di scrittore e lo stile di vita da ultramaratoneta, non è esattamente il massimo. L’idea iniziale si rivela fin dal principio u disastro completo. Mi perdo gli amici fin dalla partenza, uno va avanti, uno resta dietro e io nel mezzo senza sapere che fare. Mi fermo ad aspettare il più lento, certo che insieme riprenderemo il fuggitivo. Il caldo e la stanchezza prematura della prima parte, fino ad arrivare a vetta le croci e in seguito a borgo San Lorenzo, non danno tregua. Mi godo la compagnia dell’amico e in questo la decisione di condividere il viaggio ha i suoi innegabili vantaggi. Sulla salita del Passo della Colla mi stacco e vado avanti, lo aspetto al cartello della maratona, dove incontro molti amici e insieme ci facciamo le fotografie di rito. In cima, nella bolgia del ritiro borse, arriviamo con un ottimo tempo, ma del fuggitivo ancora nessuna traccia. Dopo tre o quattro ritiri nelle ultime edizioni, mi aspetto di tutto, anche che possa essere davanti e fare il suo personale. Questa gara è così, ogni anno è una storia se. Lungo la discesa che porta a Marradi mi faccio prendere dall’entusiasmo e provo ad accelerare, l’amico è dietro, l’altro incredibilmente ancora più indietro. Quando l’ho superato? Perché non l’ho visto? E’ notte, non si vede nulla, ecco perché.
Mi concentro per fare gli ultimi trenta chilometri al meglio, in solitaria, come è giusto che sia. Sono certo che l’amico al debutto arriverà al traguardo, non è uno che molla. Qualcosa mi dice che anche l’abitué del ritiro ce la farà, sono stato duro con lui prima del via: “Non ti fermare a fare i massaggi, non mangiare cose strane, non mollare…” una paternale che non finiva più.
Ma questa avventura doveva finire come era iniziata, in compagnia agli amici, ed ecco che nel buio profondo della notte, superando un gruppetto di atleti in pausa cammino, sento una voce amica. E’ il mio compagno abituale di allenamento, lo davo in arrivo a Faenza in dieci ore e poco più per quanto è forte e allenato. “Ma sei tu?” gli dico tentando di scorgerne il viso.
“E levame sta luce dalla faccia, me stai a accecà” si, non ci sono dubbi, è lui. Rido con le poche forze rimaste, sono felicissimo per quell’incontro inaspettato, e mi metto a camminare assieme a lui. Mi racconta di essere stato male, di essersi fermato più volte e di voler finire “con calma”. Tutto sommato mi sembra un’ottima idea, talmente buona che dopo pochi minuti vediamo sbucare dalla notte anche l’altro amico rimasto indietro. Assieme arriviamo a Faenza, fra una battuta e l’altra, come quando ci alleniamo per le strade di Roma. Tre atleti completamente diversi per la prima volta assieme, incollati come le frecce tricolori. Ci mancano solo i fumogeni e non avremmo nulla da invidiare alla celebre pattuglia acrobatica. Così in formazione compatta transitiamo sotto al traguardo, dove ci aspettano altri amici e dove, dopo qualche minuto, arriva inaspettatamente l’ormai ex abitue del ritiro. E’ soprattutto a lui che vanno i miei complimenti, ma anche agli altri compagni di viaggio che hanno reso il mio Passatore 2019, un compleanno da incorniciare. La ciliegina sulla torta? L’amico Giorgio, dopo essere stato male per gran parte dell’anno, a corto di preparazione e in dubbio fino all’ultimo se partecipare o no, con il tempo incredibile di 7 ore e 32 minuti è arrivato settimo. Certo, lui è il Re, il fenomeno, il talento della 100 km, però credetemi, il girono prima mi aveva confessato di sperare di arrivare a Faenza in nove ore. Nel 2020 (numero bellissimo) tornerò ad affrontare il viaggio in solitaria, perché è nella mia indole ascoltare il mio cuore, esplorare i territori della mia anima, scorgervi una luce e sapere che davanti a ogni asperità della vita, è sempre possibile splendere come un diamante.
Erasmo da Rotterdam diceva “La vita umana non è altro che un gioco della follia, il cuore ha sempre ragione”, ascoltiamolo.
Grazie di cuore: Emiliano, Marco, Stefano… e Giorgio.