C’era una volta un mediocre podista…
C’era una volta un mediocre podista, uno di quelli che corrono solo per il gusto di farlo, che non segue allenamenti specifici, che odia lo stretching e non assume integratori tanto meno segue diete, uno di quelli che quando piove rimane serenamente sul divano.
Questo “corridore naïf” 4 anni or sono fu assalito da una malsana idea…correre una maratona.
La testardaggine e il gusto di mettersi alla prova hanno fatto il resto e 42195 metri dopo, appena finiti i festeggiamenti, si era già dato un nuovo obbiettivo: correre “IL PASSATORE”, non una corsa ma “la corsa”.
Devo premettere che per quel podista (io) IL PASSATORE aveva un significato ancor più particolare avendo madre fiorentina e padre romagnolo, in casa ne ho sentito parlare fin da piccolo e i “corridori” li giudicavamo una sorta di eroi.
Finalmente dopo due anni ho capito che poteva essere arrivato il momento, una settimana dopo la maratona a Firenze ho iniziato la preparazione, mi sono costruito un programma di allenamenti puntando solo su quantità e durata anche perché non saprei, se non superficialmente, cos’è un allungo o una ripetuta.
Tra dicembre e aprile corro dai 250 ai 300 km al mese, il primo aprile mi iscrivo e adesso non si torna più indietro!
Nel frattempo corro la maratona del Lamone e la 50 km di Romagna che mi danno modo di partecipare alla classifica del Trittico di Romagna di cui fa parte IL PASSATORE.
Un po’ di riposo ed arriva il gran giorno.
Il 27 maggio sono in Piazza della Repubblica a Firenze pronto per partire, ritiro ansioso il pettorale e mi preparo, indosso due braccialetti con scritto gli incitamenti dalle mie figlie, saluto il mio indispensabile supporter Luca che ritroverò a Borgo e sono pronto!
Partenza alle 15:00 e qualche minuto, sento che sono dentro al sogno e provo un brivido di commozione. Non sono ancora arrivato alla salita di Fiesole che accuso un dolore al polpaccio destro ma non mi preoccupo, spesso sono scherzi dati dalla tensione, passerà.
Nel frattempo supero Walter 93 enne che l’ha conclusa varie volte, lo guardo prendendolo ad esempio e stimolo per quando la stanchezza si farà sentire.
Cammino in salita e corro in discesa, mi fermo a tutti i ristori per bere, spesso accetto l’acqua offerta da privati che aprono i rubinetti delle loro case per dare refrigerio a chi sta correndo con quasi 30 gradi.
A Borgo San Lorenzo ritrovo i miei amici Luca e Riccardo che mi seguiranno e sosterranno fino a Faenza. Arrivo al Passo della Colla che è già notte, mi vesto in maniera adeguata (il freddo mi accompagnerà per i restanti 50 km) mangio bevo e riparto. In discesa vado benissimo, non mi sembra di aver trascorso già 7 ore in movimento e spesso volgo uno sguardo al cielo che in questa notte senza luna è un bellissimo tappeto di stelle.
Arrivo a Marradi dove ricordo 2 cose, la marmellata sul pane buonissima e il ritiro anticipato di un partecipante, la stanchezza mi imporrebbe di agire nello stesso modo ma la voglia di compiere l’impresa e la cocciutaggine che mi contraddistingue non me lo permettono, attraverso il famoso passaggio a livello dove cartelli stradali mi ricordano che Firenze dista 65 km e Faenza 35.
Forse per la fatica sento il freddo sempre più pungente, ogni volta che incontro i miei amici aggiungo una nuova maglietta per cercare di contrastarlo. Procedo alternando corsa in discesa e pianura e camminando ad ogni salita.
Arrivato a Brisighella la corsa assume letteralmente un sapore diverso… Al ristoro prendo del caffè e, complice la stanchezza, metto dentro del sale al posto dello zucchero!!!
E’ bastato un sorso per rendere i 5 km successivi un vero inferno, unica nota positiva l’avermi distratto dal pensare che al posto delle gambe ho due tronchi di albero. Fortunatamente i ristori sono fornitissimi e al 90° ho preso di tutto pur di non aver più quell’orribile sapore in bocca.
Sono allo sfinimento, solo la voglia di arrivare mi spinge a continuare, non sopporto più il buio e inizio a provare fastidio per tutto ma so che la fine dell’impresa si avvicina sempre più e la soddisfazione mi ripagherà di tutto.
Arrivo al 95° e adesso troverò cartelli ogni km; 96, 97, 98, 99… inizio a vedere il primo albore del mattino e sento dei galli annunciare l’inizio di un nuovo giorno. Una foto al 99° poi avanti, le gambe sono ingessate, credo di avere anche delle vesciche ai piedi ma sono arrivato, ad un incrocio un signore mi dice che mancano 500 metri, sono un’infinità, continuo ed arrivo nella piazza che per me rappresenta l’Olimpo, arco rosso e traguardo.
CI SONO RIUSCITO, HO FATTO IL PASSATORE!
Quel mediocre podista rimasto tale ha concluso la sua personale impresa percorrendo 100 km non solo su strada ma soprattutto dentro se stesso.
Con le poche forze rimaste riesco a malapena a muovermi per ritirare la medaglia e gli omaggi poi mi dirigo verso l’auto che mi riporterà a casa. Ho dormito 20 minuti durante il tragitto, arrivato a casa ho trovato la mia famiglia ad attendermi e solo allora ho realizzato quello che sono riuscito a fare.
Mi sono addormentato con gli occhi lucidi mentre dentro di me ripetevo come un mantra:
“Ci sono riuscito, ho fatto IL PASSATORE, la corsa più bella del mondo… ci sono riuscito …IO ce l’ho fatta…”
Grazie,
Fabio pettorale 2116