Il mio primo Passatore di Alessandro Tarquini
Descrivere il mio primo Passatore recentemente portato a termine è semplicemente frutto dell’adrenalina ancora presente nelle mie gambe e nella mia testa. Mi sono iscritto a gennaio pensando che quella data (27 maggio) arrivasse sempre più in là, quando le condizioni fisiche e di preparazione fossero ottimali. Ammetto di aver fatto una preparazione adeguata e mirata ma in questo genere di gare totalmente sconosciute alla mia esperienza non ci si sente mai pronti. Ed è così che parto da solo alla volta di Firenze per il ritiro del pettorale in Piazza della Repubblica. Arrivato lì trovo già dalle 10 una fila di runners colorati in attesa . Vengono da ogni parte d’Italia dai più disparati posti…
Dopo aver ritirato il pettorale e fatto un abbondante pranzo telefono alle persone a me più care, quasi a “rassicurarle” che sto andando in “guerra” e che se tutto va bene ci risentiremo in piena notte alla fine di questa avventura mai tentata prima e mai progettata. Tali persone mi danno una carica necessaria ad affrontare con orgoglio e determinazione la prima fase, quella che alle 15 ci catapulta nel circuito di gara. Si parte è molto caldo e la prima frazione riserva una discreta salita che pian piano ci fa abbandonare Firenze per portarci a Fiesole laddove si può ammirare la città in tutto il suo splendore dall’alto. Affronto la salita con intelligenza e moderazione, così fino al 32 km dove un urlo di incitamento e incoraggiamento da parte di Emilia mi fa sentire alle stelle! Le gambe iniziano ad appesantirsi i lombari danno piccoli cenni di indolenzimento come le caviglie, ma il mio obiettivo persiste, sento di potercela fare, sono troppo concentrato. Ed è così che arrivo finalmente al benedetto Passo della Colla al 48 km dove mi cambio maglia e metto la torcia in testa per affrontare la notte. Inizia la seconda parte di gara a mio avviso la più dura, ardua, affascinante e piena di insidie. Le gambe in discesa volano ma la prudenza mi impone assoluto controllo. Ogni ristoro è una mano santa nel cammino che si accorcia progressivamente verso Faenza. Come un pit – stop di Formula 1 il ristoro o
ffre quell’oasi di rifornimento energetico e mentale che ti ricarica. Ed è così che in una notte fresca buia e insolita attraverso paese dopo paese il lungo percorso che mi separa dall’arrivo. Il sonno e la stanchezza si fanno sentire e mi fanno compagnia prendendomi a braccetto e non lasciandomi mai, fino al 90 km quando nella mia testa erroneamente penso mancano “solo” 10 km. Ma quei 10000 metri saranno lunghissimi interminabili, a tratti cammino e rallento ma la mia testa e grinta mi impongono di non fermarmi mai per non compromettere la parte finale della gara.
Ci siamo, vedo in lontananza il cartello del 99 km quasi non ci credo, sembro un vagabondo nel deserto che sbanda a destra e sinistra alla ricerca della più vicina fonte di acqua! Il tratto finale rettilineo mi porta a varcare il gonfiabile dell’arrivo. Ce l’ho fatta non so io nemmeno come, ma l’impresa è riuscita.
Ciò che mi lascia questa esperienza emozionante è che nella vita raggiungere certi traguardi non è impossibile. Mai per un attimo la testa mi ha abbandonato, mai per un attimo ho fatto si che la deconcentrazione potesse distogliermi dal traguardo finale. Alla fine 13 ore per la medaglia al collo ne sono valse la pena. Ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicino e in particolar modo lo staff dei tantissimi ristori!!!
Al prossimo anno
Alessandro Tarquini