INNOCENTI PER LA CENTO: il cammino per Faenza
INNOCENTI PER LA CENTO: il cammino per Faenza
Una notte magica ed indimenticabile, questo è quello che ci aspetta mentre siamo in griglia a Firenze in attesa di tornare a piedi a Casa, la nostra Faenza.
… un anno prima: il primo passo
dell’impresa risale al maggio 2014, quando noi sei abbiamo deciso di provare a realizzare il sogno sportivo di ogni faentino: portare a termine la 100km del Passatore.
Vogliamo però percorrerla tutta di passo, camminando senza mai correre, per cogliere la bellezza di ogni singolo metro del percorso … e per preservare gli arti inferiori.
Vogliamo soprattutto restare insieme fino alla fine e, comunque, per il maggior numero di chilometri.
In comune abbiamo la voglia e determinazione di realizzare il sogno e, soprattutto, il nostro patrimonio genetico scout, cui dobbiamo gran parte dell’impresa (“gli scout sorridono e cantano anche nelle difficoltà”).
Ora che siamo in griglia, ci tornano in mente ogni camminata ed ogni chilometro percorsi insieme negli ultimi mesi per farci trovare preparati a questa lunghissima camminata per “tornare a Casa”.
Ma non c’è tempo per i ricordi, lo starter da il via e ci incamminiamo per il centro storico di Firenze insieme ad altri 2500 podisti “folli”, applauditi da due ali di pubblico che tributa a tutti, dal primo all’ultimo podista, un graditissimo incitamento. Lasciamo, camminando di buona lena e trascinati dall’entusiasmo e dalla velocità di chi co
rre, il meraviglioso centro storico fiorentino ed iniziamo a salire verso Fiesole, per tornanti che si inerpicano in mezzo a bellissime ville e con scorci di panorama mozzafiato sulla città.
Terminata senza particolare sforzo la prima salita, dolci saliscendi ci conducono al passo Vetta Le Croci, dove ad aspettarci troviamo i nostri “ragazzi dello staff”: Danilo e Luciano in moto, Claudio in bicicletta, che ci attenderanno circa ogni cinque chilometri per condividere con noi tantissime ore e tantissima fatica lungo il percorso, nonché per supportarci con cambi d’abito asciutti, panini al prosciutto e salame e, soprattutto, indispensabili incitamenti.
Lungo la strada, sostiamo un po’ più a lungo al ristoro ufficiale di Polcanto magnificamente gestito dalla nostra amica Ileana.
Sono le 20 e siamo già a Borgo San Lorenzo, panini al prosciutto e pancetta e poi via, verso la salita della Colla, godendoci un tramonto straordinario sulle campagne del Mugello.
Affrontiamo la prima parte della salita, illuminati dalle lampade frontali e cantiamo (si, cantiamo) fino a Ronta, dove ai “ragazzi dello staff”, che ci forniscono indumenti adatti al fresco della notte, si aggiunge Giampiero in bicicletta.
Proseguiamo lungo la seconda parte della salita con determinazione, sempre cantando e chiacchierando con altri podisti, e, alla luce della luna quasi piena, arriviamo senza particolari difficoltà in cima al Passo della Colla.
Doveroso cambio di indumenti, ristoro (… che buono il brodo caldo, mette veramente le ali ai piedi), massaggi e si riparte verso il tratto più duro della camminata, ovvero gli ultimi 52 km.
Bellissimo il passaggio per il paese di Casaglia (gentilissima la signora dell’organizzazione che ha indicato alle ragazze un bagno più che dignitoso e grandissimi i ragazzi del ristoro che ci hanno offerto il caffè … corretto con la Sambuca) e poi giù per la discesa, illuminati dalle lampade e dalla luna.
La fatica inizia a farsi sentire, la stanchezza prende il sopravvento, lo stomaco e le vesciche sotto i piedi iniziano a dare non pochi problemi, ma cerchiamo di superarli cantando.
Non senza difficoltà arriviamo a Marradi alle 3 di notte, sono 65 km e 12 ore che camminiamo: qualcuno cerca conforto con un massaggio, qualcuno si ristora con bevande calde, c’è chi ricorre al posto medico per una pomata antistaminica, altri siedono per riposare. La ripartenza è dura, molto dura, ma a 35 km da casa non possiamo fermarci. Purtroppo, da questo punto, i problemi fisici dei singoli ci costringono a sfilarci lungo il percorso e cammineremo separati, in piccoli gruppi. Lo avevamo messo in preventivo prima di partire, perché dopo 65 chilometri percorsi insieme ognuno ha tanta fatica muscolare e mentale che impedisce di tenere un passo diverso dal proprio.
Impagabili i “ragazzi dello staff” che continuano ad incitarci ed incoraggiarci, rassicurandoci comunque minuto per minuto sullo stato fisico di chi è rimasto leggermente indietro.
Da Marradi in poi conta più la testa che le gambe, i lunghi rettilinei illuminati anche dalle lucciole vengono affrontati stringendo i denti, superando le continue crisi dovute a stanchezza, vesciche, contratture, ipoglicemia, disidratazione, problemi di nausea e dolori di stomaco.
Albeggia e la Valle del Lamone per noi è familiare, l’abbiamo percorsa tante volte in auto ed in bici e ne conosciamo ogni chilometro (… non so se sia un bene, sapendo che i km sono ancora tantissimi).
La valle e le colline, illuminate dalle prime luci dell’alba, sono di una bellezza struggente che ci aiuta a distrarci dalle nostre ricorrenti crisi.
Grazie al cielo siamo vicini a casa e le energie che ci mancano per tagliare l’agognato traguardo ce le danno un figlio od un marito che ci vengono incontro all’alba in bicicletta od in motorino, le amiche che ci aspettano lungo il percorso per percorrere con noi a piedi gli ultimi 15 km, i familiari ed amici che ci raggiungono a Brisighella per accompagnarci ed incitarci negli ultimi, interminabili, km percorsi sotto il sole.
Rettilinei senza fine ci conducono prima ad Errano e poi alla “rotonda del Passatore”: e qui siamo finalmente a Faenza. Gli ultimi due km li percorriamo in trance podistica, euforici, emozionati e commossi, camminando fra i numerosi amici e conoscenti che, non sapendo nulla della nostra impresa, ci guardano stupiti, senza credere ai loro occhi.
Quante volte nella nostra vita abbiamo percorso questo rettilineo, provando a sognare ed immaginare il nostro “ipotetico” arrivo !
Tagliamo il traguardo con un groppo alla gola, anche se non tutti insieme come ci eravamo ripromessi alla partenza, ma siamo consapevoli che fermandoci, anche per poco, le nostre gambe non avrebbero assicurato la ripartenza.
Arriviamo tutti e sei nel giro di mezz’ora, dalle 9.55 alle 10.28 e, dopo il traguardo, possiamo finalmente abbracciarci commossi: siamo tornati tutti a Casa.
“Gli Innocenti non sapevano che l’impresa era impossibile, per questo la fecero”
Alessandra, Claudio, Elisabetta, Giovanni, Silvia, Vera