× Ritorna la 49^ edizione della 100km del Passatore - 25-26 maggio 2024
IO C'ERO di... Manzi Federico - 100 KM del Passatore | Firenze - Faenza

IO C’ERO di… Manzi Federico

IO C’ERO di… Manzi Federico

 

Ho realizzato un sogno, portare a termine il Passatore….

Sono partito dal fondo della storia, ma adesso torno indietro e riavvolgo la bobina perché vi voglio raccontare tutto dall’inizio, anzi da prima dell’inizio.

Ho iniziato a correre per caso, penso come molti di noi, dopo una brutta frattura procuratomi sciando qualche anno fa.

Per tornare in forma ho iniziato a muovere i miei primi passi in questo sport che ritenevo noioso, proprio non mi piaceva, poi pian piano ho iniziato ad apprezzare…a tal punto che ho deciso di cimentarmi in una gara paesana.

Ho sempre avuto tempi da “tartarugo” intendiamoci , ma in quel giorno nella mia prima gara , mentre ero nelle retrovie mi si affiancò un signore che per caso mi parlò del Passatore.

100 km!? Ahahaha non riuscivo nemmeno a parlare da quanto ero in affanno per fare una 10 km e questo tizio mi diceva che un giorno avrei dovuto fare il Passatore…”si perché non è una corsa è un viaggio”.

Nulla di più vero…3 anni ci ho messo per arrivare a Firenze con il pettorale attaccato al petto ,ma ci son riuscito!

Ho deciso in luglio , mi sono detto : il prox anno ci sarò…e così è stato.

Per me era un ossessione, non c era giorno ( e tutt ora è così) in cui non penso o non mi documento su questa gara.

Non so perché , ma è stato amore fin da subito.

Durante l’inverno ho avuto il privilegio di conoscere ed entrare a far parte del gruppo “100 km di passione “ nel quale ho conosciuto tante persone che come me erano alla loro prima , e altri amici con i quali ci si scambiava opinioni , dubbi e incertezze .

Ma soprattutto ho conosciuto una ragazza speciale , la mia compagna di viaggio per questa grande avventura! Giada Paolillo!

Dopo tutto l’inverno trascorso tra km e incitamenti reciproci , finalmente arriva il Grande Giorno!

Ci si incontra , ci si conosce, conosciamo gli altri compagni di viaggio del “gruppo”…è tutto fantastico come ho sempre immaginato.

Arriva il momento di avvicinarci alla partenza, ci si accalca, cerchiamo un’angolo del selciato all’ ombra , si ride si scherza …e il tempo passa veloce.

3,2,1….PARTITI!

Ancora non mi sembra vero… sono al Passatore! Percorro i primi metri nel centro di una fantastica Firenze tra due ali di folla festante che ci applaude.

Con Giada i km trascorrono veloci e felici , con lei che mi fa da Cicerone in quanto è alla sua seconda partecipazione.

Non nascondo la mia felicità sul fatto che abbia scelto me come compagno di viaggio !

Ogni km è vivo in me con dei bellissimi ricordi… si sale poco dopo la partenza , la prima salita che pian piano porta fino a Vetta le Croci e dura come da pronostico , le pendenze non son proibitive ma il caldo la fa da padrona .

Dobbiamo tenere a bada la voglia di spingere , perché c’è il rischio di spendere troppo per la foga.

Giada ed io avanziamo nel “biscione” di centisti che si inerpica nella salita, ci voltiamo e alle nostre spalle la vista é mozzafiato….. Fiesole con Firenze in basso è da cartolina… vale la pena faticare a salire fino qui solo per lo scorcio che si ammira, scherzando mi fa: “hai visto dove ti ho portato?” E un altra ragazza ridendo ci riplica : “ eh brava diglielo!”

Il Passatore è anche questo, gente che si incontra per qualche decina di metri, ci si scambia un sorriso ci si fa coraggio e poi via, giri la curva e non ci si vede più, ognuno continua per il suo viaggio .

Arriviamo festanti al passaggio di Vetta le Croci, sembra un passo alpino del Giro d’Italia… folla in festa che ci accoglie da lasciare senza fiato.

Ci si lancia nella prima discesa, con tranquillità perché siamo solo al km 17.

La strada che ci separa a Borgo San Lorenzo è piacevolissima, tutta discesa , fresca , ristori , km che avanzano.

In lontananza vediamo il cielo velato e sappiamo che la notte sarà bagnata, quindi cerchiamo e speriamo che quel momento arrivi il più tardi possibile.

Transitiamo a Borgo , dove è situato il primo cancello orario , ristoro importante con una sosta prolungata per caffe e cambio d’abito.

Ci attrezziamo per affrontare la lunga salita verso il Passo della Colla e la notte.

Tolgo la canotta e metto una t shirt , zainetto e frontale .

La logistica è stata curata nei particolari nei giorni precedenti in maniera impeccabile.

Ripartiamo al passo , poi si corre nei tratti piani e meno impegnativi, pian piano arriviamo a Ronta dove inizia la salita vera ed anche la notte.

Questo momento magico, direi quasi mistico , nel quale si sale al buio con la frontale come i minatori è purtroppo l’inizio del Calvario per la mia socia.

Smettiamo di parlare , rispetto il momento, e dentro di me prego che sia solo una cosa passeggera .

La gioia si trasforma alla svelta in preoccupazione, arriva anche qualche goccia di pioggia a farci compagnia nei durissimi tornanti in salita.

La tenacia di Giada è fantastica, sale del suo ritmo e questo mi rincuora , pian piano vediamo le luci del Passo colla! Ci siamo!

Anche qua ci fermiamo più a lungo , metto la giacca antivento che dolcemente Giada aveva nel suo zainetto per me, anzi lo faccio un paio di km prima di scollinare.

Dopo una ventina di minuti fermi , usciamo  dalla tenda e fuori ad aspettarci troviamo il nubifragio .

Si riparte nella notte , nella pioggia incessante .

Arriviamo al cancello orario di Casaglia, il momento più brutto di tutto il Nostro Passatore.

Quella maledetta nausea ha avuto la meglio sullo stomaco della mia fantastica Giada.

Purtroppo le nostre strade (ma solo per il momento , perché cara Giada non ti libererai facilmente di me 🙂 ) si devono separare.

Ho ancora impresso nella memoria lo sguardo e lo sconforto del tuo abbandono, ma la forza di ritirarsi e di dire basta deve renderti forte e farti capire che è stata la decisione saggia, la salute prima di tutto.

Riparto con la voce che mi ha detto : adesso vai perché tu devi arrivare! È stato il mio mantra fino all ‘arrivo.

Con il morale sotto le suole riparto… sto bene , la pioggia mi rompete scatole , ma la notte mi piace, adoro correre al buio, ho percorso tantissimi km in allenamento alla sera al buio in inverno , quindi mi sento un po’ come a casa nelle mie stradine amiche.

Il profumo della mia terra , la Romagna, sta arrivando è sempre più vicina, mi sento in forze , chiamo mia moglie , i miei genitori , mando dei messaggi agli amici del gruppo podistico per cui corro che ancora sono svegli attendendo gli aggiornamenti.

Marradi, da qui inizia il Passatore mi han sempre detto tutti.

Marradi , da qui iniziano le vesciche dico io! Le scarpe fradice da ore di pioggia purtroppo mi restituiscono indietro il conto da pagare.

Sono al 75 esimo km è veramente dura adesso, mi superano un sacco di concorrenti , la mia corsa diventata poi cammino , sta per essere declassata a “trascinamento “… viaggio adesso a 15 min al km dovendo camminare sui talloni e sul bordo esterno del piede.

Decido di fermarmi sotto un albero e mettermi dei cerotti appositamente adatti a queste evenienze .

Dopo qualche decina di minuti l effetto dei cerotti amplifica il danno e adesso la voglia di dire basta sta iniziando ad affermarsi dentro di me.

Poi ripenso alle parole di Giada e allora continuo .

Della serie “la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede bene” inizia a spegnersi anche la frontale… poi a mente fredda ho capito che avevo la luminosità troppo elevata e la batteria è finita prima per questo motivo.

Mi sembrava strano infatti… illuminavo come il fanale di un’auto , mi gasavo pure pensando … che figa la mia torcia, illumina il doppio di quella degli altri ! Che salame che sono .

Adesso la pioggia ha cessato e sta facendo giorno, sono al km 85.

Sto iniziando a pensare che sto per farcela , anche se i tempi son saltati , poco importa devo solo arrivare .

Ricomincia a diluviare … fortissimo , son fradicio come un pulcino , non so più come appoggiare i piedi a terra mi fanno male ad ogni passo i tagli che si sono creati dallo sfregamento.

Mi fermo ad un bar e mi faccio dare un sacco dell immondizia , lo buco e ci infilo le braccia , come un impermeabile, ecco adesso son proprio da buttare penso tra me e me, e pure chi mi vede credo abbia avuto lo stesso sentimento nei miei confronti !

Arrivo a Brisighella , sono esausto , al ristoro coca cola e uva sultanina come per tutto il viaggio .

Inizio a fare due conti… 12 km a Faenza a 4 km all ora…sono altre 3 ore cosi, noooo!

son tante , troppe… basta smetto.

Ma che sei matto!? Dice l altra metà del mio corpo , sono 16 ore che sei partito per smettere adesso? Nemmeno morto… e allora si riparte , ormai a strisciare verso Faenza.

I km scorrono lentissimi, arriviamo al km 90 dove non c’è piu il cartello , so che da qui in avanti dovremmo incontrare caratelli che cadenzano il nostro passo ogni km,  che dividono l ambita Piazza del Popolo da noi .

Niente da fare, il garmin segna 93 e ancora del km 90 nemmeno l’ombra, in compenso diluvia da matti come se non ci fosse un domani .

Un piede davanti l’altro avanzo , ci si fa coraggio con gli altri zombie che son con me , chi zoppica, che è sfinito, chi pensa che siamo ancora lontani.

Finalmente un miraggio, un cartello giallo con scritto 95! Non abbiamo sbagliato strada ci siamo!

E qui mi tornano in mente le parole di Giada , gli ultimi km sono tutti dritti e non finiscono più…

Esattamente, alzo lo sguardo e Faenza e li, poi cammino 10 min rialzo lo sguardo e Faenza è più lontana ! Perché la spostano…

Arriva l ‘ultimo km e iniziò a piangere dalla felicità, è un km lunghissimo mi passa davanti tutto l inverno passato a correre , tutti i km fatti per arrivare fin dove sono in questo momento… faccio un vocale alla mia Socia per dirle che la mia medaglia è a metà mia e metà sua, è una medaglia per due , ce la siamo meritata tutti due.

Poi vedo mio babbo con l’ombrello e mia mamma poco più avanti , non son mai venuti a vedermi ad una gara, mi applaudono come se fossi il primo , li vedo gioire per il mio arrivo che è lì a 10 metri e questo mi riempie d’orgoglio !

Allora passo sotto l’arrivo stringendo un pugno e capisco di essere stato bravo, il mio sogno si è avverato, posso portare la medaglia alle mie due bimbe a casa che mi aspettano.

Il tempo è di 19 ore e 31 minuti, questo per ricordarmi che sono un “taratugo”, ma anche per ricordami che sono un testardo e che quando mi metto in testa una cosa la faccio.

Questo per dire a tutti quelli che hanno avuto pazienza di leggermi fin qui è che non hanno avuto il coraggio di iscriversi ancora a questa magnifica gara , di non esitare a farlo, di attaccarsi il pettorale l anno prossimo e partire.

Quanto arriverai non conta, primo , decimo , millesimo o ultimo.

In fondo é solo un numero, ma se hai scelto di attaccarti un pettorale addosso é perché in fondo una parte della motivazione la trovi proprio inseguendo quel numero.

 

 

 

 Manzi Federico pettorale 1984

 

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