LA CENTO
Si, La Cento come noi la chiamiamo in confidenza nel nostro gruppo podistico 29 Martiri (il nome è in memoria dei 29 Partigiani impiccati dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale) a Figline di Prato, ma con tutto il rispetto per questa corsa che è la 100km del Passatore.
La Cento per quanto riguarda le corse è l’evento dell’anno almeno per me. Si inizia a parlarne già sei mesi prima anche se tra un racconto, un aneddoto e tutte le sensazioni avute nell’ultima e nelle precedenti ne parliamo tutto l’anno.
Tutto è iniziato nel 2005 quando mi sono iscritto a questo gruppo e solo dopo un mese mi hanno chiesto se volevo fare il Passatore. Pensate era passato solo un mese ed eravamo già a febbraio, quanto potevo essere allenato, quanti km nelle gambe, voi cosa avreste risposto? Io ho dato la risposta più logica”no” forse l’anno prossimo chissà. Nei mesi succesivi i miei compagni me l’hanno richiesto più volte e io rispondevo sempre no, ma con meno decisione perché a forza di parlarne si stava pian piano aprendo una breccia. Arrivò aprile e la breccia diventò una porta aperta. Alla fine mi sono chiesto: cosa ho da perdere? Se non ce la faccio mi ritiro.
Arrivò cosi il fatidico giorno, era il 28 maggio, il primo Passatore. Prima di continuare il mio racconto voglio ringraziare Grassi Luigi, Magi Aurelio, Corsini Bruno e Cavini Roberto che con i loro racconti e consigli mi hanno trascinato in questa fantastica avventura. Arriviamo a Firenze per il ritiro del pettorale, l’emozione e la tensione sono alle stelle e tutti gli anni sembra la prima volta. Dopo aver ritirato il pettorale ci prepariamo per la corsa e mescoliamo con gli altri partecipanti parlando di come stiamo, quanto siamo preparati e quali sono le nostre aspettative in un crescendo di tensione ed emozione, fino all’ora della partenza che sembra non arrivare mai.
Poi finalmente alle 15 lo sparo che annuncia la partenza da via dei Calzaioli vicino a Piazza della Signoria fra due ali di folla festanti. Il serpentone di circa 1500 partecipanti inizia ad allungarsi per le vie del centro e rimane abbastanza compatto fino ai piedi della prima salita. L’ascesa non è dura, ma con una temperatura di 25-30 gradi non è proprio una passeggiata. Arrivo a Fiesole dove mi fermo giusto il tempo di bere un bicchiere d’acqua e mangiare una frutta. Riprendo la mia corsa molto fiducioso, ma la strada è lunga e sono rimasto da solo perché ognuno ha preso il suo passo e con quello cercherà di arrivare alla fine. Arrivo al passo di Vetta le Croci e le forze e i buoni propositi cominciano a vacillare, se non fosse per il punto di ristoro, le persone che sono venute fin lì per incitare amici, parenti e tutti i podisti, penso che qualcuno arrivato al quel punto abbia pensato di ritirarsi (la prima volta ci ho pensato).
Inizia la discesa e già vedo le prime auto al seguito di alcuni podisti, invece con Chiara (mia moglie) e Claudio (amico e collega di lavoro) ci siamo dati appuntamento alle 18,30 dopo Borgo San Lorenzo. La strada scende dolcemente e al riparo dal sole che prima non dava tregua. Passo vari paesi dove vicino alle loro case adulti e bambini aspettano il passaggio dei podisti per salutarli, incitarli, applaudire e offre da bere e mi piace pensare che fra qualche anno qualcuno di questi ragazzi avrà la mia stessa passione partecipando al Passatore. La discesa è finita ancora 3km e arrivo a Borgo San Lorenzo (comune nel cuore del Mugello dove a settembre si svolge la più antica maratona d’ Italia). Mi fermo 2-3 minuti al ristoro come ho fatto ai precedenti mangiando e bevendo anche se non mi andava (questo è uno dei consigli base per affrontare questa corsa per cercare di arrivare fino in fondo).
Riparto attraversando il centro e appena fuori inizia di nuovo la salita continuando dopo pochi km in un falso piano dove Chiara e Claudio mi stanno aspettando. Quando mi vedono salutano alzando le braccia per farsi notare ed io ricambio il saluto. Arrivo alla macchina facendo una sosta supplementare, con i saluti di rito e Chiara sempre molto apprensiva e preoccupata chiede se va tutto bene, se ce la faccio, cosa voglio bere, cosa voglio mangiare, di quello che ha preparato nel pomeriggio prima di partire. Rispondo che va tutto bene , prendo una bottiglietta di sali, ci salutiamo e ci diamo appuntamento all’inizio della salita che porta al Passo della Colla perché dopo pochi km lascerò la statale per attraversare il paese di Ronta dove i veicoli non possono transitare.
Alla fine del paese la strada inizia a salire circa 500mt poi scende, curvo a sinistra ed arrivo all’appuntamento al piccolo borgo Madonna dei Tre Fiumi (dove c’è un santuario e un antico mulino ad acqua). Arrivo alla macchina e insieme a Chiara e Claudio ci sono Alessandro e Antonio per seguire la corsa (in moto) fino a Faenza. Tutti chiedono come và, di cosa ho bisogno (Chiara sempre più preoccupata) rispondo và tutto bene (anche se a volte non è proprio così), intanto inizio a cambiarmi mettendo indumenti asciutti e un po’ più pesanti. La temperatura è scesa già di qualche grado e devo salire quasi a 1000mt. Anche questa è stata una sosta supplementare, ma ci voleva per tirare su il morale. Prendo un po’ di frutta, una bottiglietta d’acqua e inizio a salire camminando. Dopo qualche centinaio di mt riprendo correndo per un km poi camminando per 200mt, cercando di mantenere questo ritmo fino in cima. Chiara e Claudio mi raggiungono chiedendo se tutto è a posto e proseguono fino al prossimo ristoro” Razzuolo”.
A metà strada dalla vetta sono un po’ inquieto perché la fatica inizia a farsi sentire e la salita sembra non finire mai. Nella breve sosta mi riconcentro e riparto con calma passo dopo passo, km dopo km, incoraggiato da Chiara e Claudio arrivo al Passo della Colla (quando nel 2006 con grande rammarico mi sono ritirato, ma dopo qualche giorno il senso di sconfitta si è trasformato in insegnamento per non ripetere in futuro gli errori commessi, con presunzione, pensando che questa volta fosse una passeggiata perché l’anno precedente avevo fatto centro al primo colpo), dove un folto pubblico composto da amici e parenti attende l’arrivo dei propri cari. Metà dell’opera è fatta e inizio a scendere. I primi 3km sono abbastanza ripidi, poi scende dolcemente e posso correre più agilmente (si fa per dire con 50km nelle gambe).
Finita la discesa il giorno stà per lasciare il posto alla notte e in questo spazio di tempo arrivo a Marradi. Il ristoro è allestito al centro del paese e intanto che mangio qualcosa vedo il tabellone che segna le ore di gara e penso ai primi che sono già arrivati o lo stanno per fare, intanto Chiara e Claudio mi raggiungono. Come sempre chiedono se va tutto bene ed io rispondo si per non farli preoccupare. Inizio a camminare per uscire dal centro e riprendere la statale, passando davanti a dove fanno i massaggi, le mie gambe si fermerebbero molto volentieri. Riprendo a correre (mettendo a tacere le proteste dei miei arti inferiori) arrivando alla fine del paese dove finisce l’illuminazione stradale, vengo come inghiottito dal buio che mi accompagnerà quasi alla fine della gara, interrotto solo dai ristori situati nei paesi che incontrerò sulla mia strada, facendoli sembrare oasi nel deserto.
Durante questo tragitto Chiara e Claudio aumentano la frequenza delle fermate per aspettarmi ed assistermi. Chiara preoccupata mi fa sempre le stesse domande (ormai diventate un rito) ed io rispondo che va tutto bene, anche se arrivati al quel punto della corsa Lei che mi conosce bene, sa quando dico la verità oppure in quel momento sono in crisi e vorrebbe dirmi di fermarmi, di lasciar perdere, chi te lo fa fare. I lampioni iniziano a illuminare la strada facendomi uscire dal buio come un treno dalla galleria, andando verso la prossima stazione. ”Brisighella”(Quando nel 2005 preda di una crisi sono stato sul punto di ritirarmi quasi odiando questa corsa. Poi mi sono un po’ calmato incoraggiato da Chiara e Claudio che a quel punto ci credevano più di me, sono arrivato in fondo, ripetendo che dopo quella volta non l’avrei fatta mai più).
Il punto di ristoro e l’ultimo controllo sono al centro del paese e per arrivarci c’è una salita di circa 300mt che faccio di passo per riprendere un po’ fiato. Quando stò per ripartire le proteste se prima erano solo delle gambe, ora era anche tutto il resto a ribellarsi, chiedendo una tregua. Soffoco la rivolta e riparto dicendo che ormai manca solo la gara della domenica, alternando tratti di corsa a tratti brevi di cammino. Chiara e Claudio mi seguono sempre più costantemente (anche loro molto stanchi) incitandomi. Percorrendo questi ultimi km penso a dove saranno i miei amici partiti insieme a me, sperando che tutti arrivino al traguardo e a tutti quelli a casa, dico GRAZIE per gli elogi e le parole di incoraggiamento a non mollare mai. GRAZIE ai miei familiari e tutti i parenti, che fanno il tifo e assecondano questa mia passione per loro un po’ folle. Arrivo all’ultima stazione di ristoro a Errano, fermandomi giusto il tempo per prendere qualcosa al volo e riparto, consapevole che la meta è vicina. Chiara e Claudio mi seguono ancora per un km e mezzo, chiedono se va tutto bene, se voglio qualcosa, rispondo si alla prima e no alla seconda, cosi mi salutano dicendo che ci vedremo all’arrivo, convinti che niente e nessuno mi fermerà.
Passo il cartello Faenza e la strada si illumina di nuovo sotto la luce dei lampioni ed ecco l’incrocio, (dove prima c’era un semaforo ora c’è una rotonda) svolto a destra immettendomi sul lungo viale che mi porterà al traguardo. In quel momento la stanchezza sembra svanire e inizio a correre più veloce, attingendo alle ultime forze rimaste. Arrivo alla fine del viale, attraverso l’incrocio ed entro in centro, quando davanti a me eccola, finalmente. ”Piazza del Popolo” Percorrendo quei 50mt che mi separano dal traguardo, l’emozione è tanta e indescrivibile, non sapendo se ridere o piangere per la felicità. Tagliando finalmente il sospirato traguardo, con un discreto numero di spettatori, rimasti ad applaudire i concorrenti, vedo ad attendermi Chiara e Claudio. La stanchezza che sembrava svanita torna a farsi sentire, ma sono felice e gli vado incontro per condividere con loro questo momento. Prima di concludere voglio dire GRAZIE a Claudio per essere sempre disponibile a partecipare a questo evento e per ultima, ma sempre prima nei miei pensieri, LEI che mi accudisce e mi sopporta tutti i giorni, non solo in questa occasione. Senza il suo supporto tutto questo non sarebbe possibile. GRAZIE CHIARA Quando nei giorni successivi la fatica e la stanchezza sono solo un ricordo lontanissimo, inizio già a pensare alla prossima Cento, per dire ancora una volta “IO C’ERO”.
Gianni Poli