UN SOGNO CHIAMATO PASSATORE di Daniele Ottavi
Sono passati 10 giorni da quella domenica mattina a Faenza, da quando ho attraversato il portale che per molti runners rappresenta un sogno.
Lo ho fatto perché sono fermamente convinto che nella vita è importante non smettere mai di sognare, solo chi sogna può vedere al di là dei propri limiti, può trovare uno scopo alla propria esistenza, anche quando le difficoltà mettono paura e ci rendono il cammino impervio.
La vita mi ha messo davanti a delle difficoltà che nei 100 km tra Firenze e Faenza non ho mai trovato. La stanchezza, la fatica, sono concetti che riguardano altri aspetti della nostra esistenza, non la corsa. Si, è una gara dura, fisicamente correre per 100 km richiede una preparazione e un impegno notevole, ma non c’è stato un momento, non è trascorso un minuto in cui posso dire di aver sofferto, la sofferenza è altro.
Non voglio sminuire il mito di questa gara, anzi il mio intento è esaltarla perché è in grado di stimolare la forza della nostra mente, che va ben oltre le capacità fisiche, soprattutto oltre i limiti che pensiamo di avere. Quello che ci manca spesso è la forza d’animo, la concentrazione in quello che stiamo facendo e a volte proprio la capacità di sognare.
Il vero muro di questa gara, non è la salita del passo della colla, non è la notte, non è il freddo, ma la sottile barriera psicologica che non ci fa iscrivere per timore di non farcela.
Io un po’ di paura l’ho avuta fino alle 15 del sabato a Firenze, forse anche fino a Fiesole, quando il sole e il caldo ti stendono e sei appena partito per il tuo viaggio.
Ma come accade sempre in questa esperienza fantastica che chiamiamo vita, la paura lascia improvvisamente il posto al coraggio, alla nostra capacità di essere degli eroi, anche solo per un giorno.
In quel momento è iniziato il mio Passatore, un viaggio ricco di gioia, di divertimento, l’esperienza unica che rende questa gara un sogno ad occhi aperti. Quando arriva la notte, per molti a metà gara, tutto diventa magico, non si può essere stanchi, non si può essere timorosi, la magia, le stelle, le lucciole ti trascinano verso Faenza come un fiume in piena.
Siamo barche, siamo foglie trascinate da una corrente impetuosa. Il silenzio diventa il nostro migliore alleato, sentiamo accanto a noi gli amici che non ci sono potuti essere o quelli che ti hanno detto: “tu sei matto”, loro sono il vento che gonfia le nostre vele.
E’ grazie a quello che abbiamo attraversato nella vita se oggi siamo qui e possiamo ancora sognare. E’ questa la vera fortuna, la ricchezza più autentica.
Esserci è tutto quello che conta.
Così fra un pensiero e l’altro, il sogno si avvera, in lontananza appare il portale di Piazza del Popolo e la felicità diventa parte di noi, ci travolge e ci riempie. Per sempre.
Grazie a tutti gli organizzatori e ai volontari, che rendono la gara perfetta, perché i sogni devono essere perfetti.
Daniele Ottavi