UN SOGNO REALIZZATO
Il Passatore 26 – 27 maggio 2012
Proverò a descrivere le emozioni che ho provato correndo e tagliando il traguardo della 100 km del Passatore.
Premetto che l’idea di partecipare ad una gara ultra era cominciata a balenare nella mia mente per la prima volta nel novembre del ’2011; nei giorni seguenti avevo continuato a pensare a quest’idea, passando da momenti di euforia, al pensiero di questa nuova avventura, a momenti di sconforto, al pensiero di come fare a prepararla.
Per me era un’esperienza nuova, non conoscevo nessuna metodica di allenamento, incominciai allora a documentarmi, ma trovai scarso materiale, allora decisi di iscrivermi alla maratona di Treviso quasi a spezzare i lunghi sei mesi che mi attendevano. La maratona era per me quasi un passaggio per poi puntare l’obbiettivo a Faenza. Senza volerlo riuscii a battere il mio personale in maratona di ben 14 minuti. Questo mi diede ancora più carica nell’andare avanti. Poi venne il giorno in cui un mio amico mi portò un articolo che spiegava come preparare la 100 km. Non volevo, non potevo più tirarmi indietro;
il mio sogno si sarebbe concretizzato a Faenza.
“E’ una gara come un’altra” – mi son detta mille volte per cercare di convincermi.
La settimana precedente la gara e l’ultima notte sono stati terribili, nel dormiveglia non ho fatto altro che pensare alle ore che mi aspettano, a come fare a restare sveglia, alle innumerevoli crisi che certamente sarebbero sopraggiunte durante la gara, al pensiero del ritiro, a sentire i commenti che certamente avrebbero seguito l’abbandono, “cosa voleva fare, chi credeva di essere”. Finalmente poi è arrivato il giorno atteso da circa sei mesi, ormai non potevo più tirarmi indietro, era in gioco la scommessa fatta con me stessa.
Un’ora prima dell’inizio della gara mi sono guardata intorno cercando lo sguardo degli altri compagni d’avventura ed in tutti ho notato una certa inquietudine, sembravamo tutti pronti a partire, ma verso l’ignoto. Finalmente poi lo sparo d’inizio allontanò da me ogni paura, ogni indecisione, allontanò anche tutti i propositi riguardo il ritmo della gara, i presunti obiettivi, mi sono sentita più libera come se quello sparo avesse spazzato via tutte le mie paure.
Le prime tre ore sono passate via velocemente, ma all’improvviso mi assalì il pensiero delle ore che avrei dovuto ancor passare, sembravano tante, troppe . Poi per fortuna questi momenti di sconforto sono spariti e sono ritornata a correre in modo sereno, senza pensare al dopo, ponendomi come obbiettivo immediato il sopraggiungere della sera. Avevo bisogno di crearmi degli obiettivi a breve termine, raggiunti i quali avrei dovuto crearmene dei nuovi.
La crisi tanto temuta arrivò alla vista del 60° km, cominciai a pensare che mi attendeva quasi una maratona , iniziai anche a sentire dolente il ginocchio sinistro , era impossibile raggiungere il traguardo in quelle condizioni, mi sentivo svuotata, senza forze, non riuscivo ad andare avanti, alla vista del ristoro cominciai allora a camminare, qui divorai due panini, la mia forza di volontà mi spinse a riprendere la corsa quasi aspettando che la crisi passasse e deviando la mente fissando il mio nuovo obbiettivo: il prossimo ristoro. Quando mancavano 10 km al termine della gara cominciai a pensare che la gara fosse finita, invece cominciarono le ore più dure, il ginocchio dolente mi impedì di correre, parecchi furono i miei tentativi nel riprendere la corsa ma dovetti arrendermi accontentandomi di giungere al traguardo camminando velocemente. La soddisfazione di aver raggiunto un tale traguardo è sicuramente superiore alle fatiche che ho affrontato nel preparare e portare a termine una gara di questo genere. Sicuramente è una gara impegnativa ma è altrettanto vero che con una preparazione appropriata e soprattutto con la convinzione di volerla affrontare, si può portarla a termine con grossa soddisfazione.
Una considerazione ci tengo a farla in quanto lo considero un messaggio da far arrivare a chi volesse intraprendere un’avventura del genere, io mi sono preparata per affrontare questa 100km in particolare negli ultimi tre mesi percorrendo quasi 1000 km, ho raccolto il frutto del mio lungo e faticoso lavoro, non è stata una gara improvvisata all’ultimo momento ma studiata anche a tavolino nei minimi particolari, allenandomi e testando le mie gambe su percorsi simili al percorso di gara e simulando anche i momenti di forte stanchezza, cambio delle magliette e deii calzini, lampadine frontali, cerotti particolari per le vesciche, k-way alla cintura per il freddo della notte, e tanti altri piccoli particolari hanno contribuito alla buona riuscita dell’impresa. Ricordo che nei vari punti di ritrovo dislocati lungo il percorso gli organizzatori avevano approntato delle vere e proprie tendopoli come degli ospedali da campo per i ritirati. Qui decine e decine di podisti dormivano nelle brande da campo con le coperte fin sopra le teste nel silenzio della notte, una scena spettrale mai vista prima, sicuramente un forte impatto visivo fotografato dalla mia mente, non ultimo poi l’incontro nei vari sorpassi degli irriducibili e imperterriti che con passi da formica si sono ostinati a raggiungere il traguardo tanto sognato, chi con le mani giunte a guardare il cielo, chi avanzava a zig zag e quindi facendo anche più strada, altri con lo sguardo allucinato fisso nel vuoto.
Questo non è il modo di correre il passatore. Non sono gare da improvvisare.
Io sono partita con la consapevolezza che dovevo arrivare, il tempo era l’ultimo dei miei pensieri, ho corso con le gambe, la testa e soprattutto con il cuore, quel cuore che alla fine ha gioito di un’emozione così grande ed intensa da pensare di non riuscire a controllarla. Volevo arrivare senza traumi e con la testa lucida per provare a capire cosa avevo fatto, prendere coscienza di quello che ero e che ora invece sono diventata. Posso assicurarvi che nonostante gli allenamenti fatti non si è mai sicuri che tutto andrà per i verso giusto, perché gli inconvenienti possono presentarsi in qualsiasi momento. 100 km non sono una passeggiata anzi tutt’altro, sono sicuramente e lo dico solo ora che li ho fatti “la realizzazione di un sogno “ costruito con mesi di fatica , sudore, allenamento dopo allenamento. L’aiuto degli amici, il loro tifo, uniti alla mia voglia di arrivare alla fine, hanno fatto il resto! Da parecchio tempo guardavo quel genere di gare per televisione, partecipare è stato sicuramente diverso perché sei solo tu a lottare per il tuo sogno tu contro LUI!! Per questo posso dire:
NON SMETTETE MAI DI SOGNARE
PERCHÉ
I SOGNI POSSONO DIVENTARE REALTA’
E
LA REALTA’ è VITA !!
by
Graziella Fortuna