30 ANNI AL SERVIZIO DELLA 100
Io, Stefano collaboratore della 100km del Passatore. Tutto inizio’ quando l’Angela Bettoli e Checco Calderoni mi chiesero nel lontano 1984 se me la sentivo di andare con Ugo Ravaioli a Casaglia per allestire il controllo per il passaggio dei concorrenti. Accettai volentieri perche’ vedevo in quella corsa un qualcosa di unico, di irreale, di magico. Da quella volta e per i successivi 30 anni consecutivi ho collaborato per la buona riuscita della gara.
Quanti ricordi in tutti questi anni , quanti preparativi prima , durante e dopo la gara , quante volte sono andato a casa dell’Angela, sede in quegli anni dell’U.O.E.I. faentina, per preparare e ritirare materiali vari o l’occorrente per il posto di controllo di Casaglia . A quell’epoca si dovevano punzonare con delle apposite pinze i cartellini di tutti i concorrenti quale controprova del regolare passaggio. Con Ugo partivamo di buon mattino col suo camper il sabato della 100km e a Casaglia montavamo la veranda e gli allestimenti vari. Pranzavamo li’ comprando al bar del paese o negozio di alimentari formaggi e salumi tipici della zona (pecorino toscano e finocchiona).
Per noi era come fare un picnic in montagna, all’aria pura e sana, annusando i sapori e profumi della primavera che stava per finire e un’estate che si preparava ad arrivare. Nel frattempo Ugo mi diceva: ‘’< adesso quando arriva Cavalli (che aveva da gestire il ristoro) vedrai che viene da me e mi chiede spine, prolunghe, lampadine, ecc perche’ lui non avra’ sicuramente niente >’’.
Puntualmente durante il nostro pranzo bussava al camper Cavalli chiedendo tutti i materiali sopra citati. Ugo tutti gli anni mi diceva con voce sicura e tuonante : ‘’quest’anno e’ l’ultimo anno che vengo qui per la 100 km, se torno mi chiamo cacao! Perche’ – gli chiedevo, ‘’< cos’e’ che non ti garba >’’?. E lui : ‘’ma cos’e’ tutta questa assistenza che diamo ai corridori, ristori, cambio indumenti, trasporti, massaggi, ma dai! … zaino in spalla e via da soli verso Faenza’’.
Puntualmente pero’ l’anno dopo era regolarmente presente al controllo di Casaglia con piu’ entusiasmo di prima e pronto per i lavori da fare e dare ovviamente i materiali a Cavalli. Quanti ricordi , quanto freddo la notte lassu’ a Casaglia, quanta pioggia delle volte abbiamo preso, ma noi eravamo la’ pronti ad aspettare i temerari , punzonare i cartellini e chiedere a tutti il numero di gara per darlo alla postazione computer per trasferire i dati a Faenza. A volte alle signore piu’ prosperose , o le mogli dei concorrenti che assistevano i mariti chiedevamo con voce squillante: ‘’numero’’! Ma loro – ‘’no! no! , non siamo in gara! < Ma noi vogliamo il numero di telefono > – dicevamo – , nessuna pero ce l’ha mai dato.
Una volta ricordo che dopo aver smontato tutto verso le 3 – 4 di notte eravamo rimasti io, e Gianni , mio amico e collaboratore. Ci salutiamo ma lui mi dice: ‘’non ho mica le chiave della macchina’’. Le aveva lasciate in un giubbotto e l’aveva messo per errore nella macchina di suo padre che era venuto a vedere la corsa. Purtroppo, Mario, suo padre a quell’ora era gia’ comodamente nel suo letto a Faenza. Allora dopo avere bussato in una casa (dormiva tutto il paese), una signora in vestaglia apri’ la porta con aria un po’ scocciata ma capito il problema lo fece telefonare a suo padre ( all’epoca non c’erano ancora i telefonini) per fargli riportare le chiavi. Io me ne andai , lui rimase li ad aspettare suo padre in una panchina della piazzetta con una coperta addosso che gli avevo prestato per ripararsi dal freddo. Ovviamente la macchina era chiusa a chiave altrimenti poteva almeno entrarci dentro.
Mi disse poi in seguito che passo’ di li una macchina , il conducente lo vide , rallento’ , lo guardo’ con occhi sgranati e sbigottiti e se ne ando’ via sgommando forse pensando a un barbone o un malvivente. Arrivo’ a Faenza quando ormai gli ultimi concorrenti si apprestavano ad entrare entro le mura della citta’. Nonostante la disavventura anche Gianni e’ sempre tornato l’anno successivo. Ricordo anche che molti concorrenti chiedevano a noi dove facevano i massaggi. Gli dicevamo che dovevano tornare indietro 50 – 100 metri fino alle scuole elementari, li’ c’era la sanita’ , infermieri e massaggiatori. ‘’E’ no!’’ – dicevano – ‘’non torno indietro, piuttosto li faccio a Marradi i massaggi, 100 metri in piu’ sono troppi’’.
Poi molte mogli non trovavano piu’ il marito, tramite la postazione radio li cercavamo. Molti erano gia’ arrivati a Faenza, altri erano ancora a Borgo San Lorenzo , altri si erano ritirati, ecc. La 100 km comunque e’ bella perche’ oltre a passare per un paesaggio incantevole ti aiuta a fare amicizie, aiutarsi a vicenda, raccontare ad altri durante le ore di cammino i propri fatti o esperienze. Una volta l’Alessia che gestiva con mio fratello il controllo di B.S.Lorenzo vide un concorrente che indossava una maglietta e gli disse: ‘’ < che bella quella bimba stampata su quella maglietta >’’. Lui si fermo’, si sedette e gli racconto’ piangendo che quella bambina era la foto di sua figlia morta di leucemia poco tempo prima e che correva pensando a lei e voleva arrivare a Faenza per dedicargli l’impresa.
Da quel giorno questo signore di Mestre e l’Alessia sono diventati amici , si scrivono, si telefonano spesso e tutti gli anni successivi dopo aver chiuso il controllo a Borgo San Lorenzo lo assiste per tutta la notte fino a Faenza. Anche queste sono storie che fanno della 100 km la corsa piu’ bella del mondo. E’ la piu’ bella del mondo perche’ vedi il pittore che mentre corre disegna un quadro e a Faenza l’avra’ finito, vedi gli scariolanti con le loro carriole di legno, vedi il cane pastore che accompagna il suo padrone cieco, vedi il sacerdote Don Luca che si ferma a pregare in prossimita’ delle madonnine che incontra per strada, vedi l’amico (povero) Rondinini che durante la sua fatica si ferma a Razzuolo in un bar a giocare a carte con anziani del paese, vedi il poeta che mentre cammina pensa e scrive poesie e vedi pure gli sfortunati ragazzi con le hundbike che faticano le pene dell’inferno in salita ma poi recuperano in discesa. Ora mi viene in mente un aneddoto curioso.
Quando mio fratello finiva il controllo a Borgo San Lorenzo si fermava da noi a Casaglia e ideava questa cosa. Vedeva da lontano il concorrente che stava per arrivare, guardava il numero, e leggeva velocemente il nome ,cognome, data di nascita e citta’ di appartenenza dall’elenco iscritti custodito sul tavolo dentro la tenda unitamente alle medaglie e diplomi per i ritirati. Appena giungeva alla punzonatura noi tutti lo incitavamo calorosamente scandendo il suo nome , cognome, citta’ ecc. Questi rimaneva sbigottito , sorpreso e diceva: ‘’< ma come fate a conoscermi >’’? ‘’Qui noi conosciamo tutti i concorrenti uno per uno’’- rispondevamo – ancora piu’ sorpreso lui se ne andava scuotendo la testa e sussurrava: ‘’incredibile , ma che organizzazione c’e’ in questa gara’’!. Questa scena poi si ripeteva diverse volte durante la nottata.
Negli ultimi anni poi il posto controllo e’ stato spostato sul passo della Colla con le nuove tecnologie, per esempio non esistono piu’ le vecchie pinze da punzonare ma con un computer e una pedana collocata sulla strada il concorrente vi passa sopra e segnala il passaggio tramite un chip magnetico posto sulle scarpette e automaticamente il dato arriva direttamente all’arrivo di Faenza. Questo ci allevia molto lavoro ma c’e’ da stare attenti che i partecipanti passino sulla pedana e non fuori altrimenti non segnala nulla e potrebbero essere squalificati. Tra le auto, camper, motori , biciclette, pulman i concorrenti sulla Colla devono fare la gimcana per poter passare sulla pedana, comunque a noi non ne scappa nessuno. Quanti ricordi , quanti aneddoti ci sono da raccontare, quanti amici sono passati da noi alla Colla o a Casaglia con vesciche ai piedi, mal di gambe, sforzi di vomito ecc, ma alla fine arrivavano sempre a Faenza.
Ricordo Sergino Morini che passava da noi e sempre stava male , lui sentiva troppo la gara e si emozionava ma puntualmente arrivava al traguardo con buoni tempi, o l’amico Piva Vittorio che per 37 anni consecutivi e’ partito e arrivato regolarmente in piazza del Popolo. A proposito di Piva, mi ha raccontato che una volta giunto a Faenza non essendoci il figlio o la moglie ad attenderlo decise di tornare a casa a Lugo a piedi. ‘’Sono a Faenza’’ – disse – ‘’cosa sto ad andare a Lugo adesso, sono solo 20 km’’! Poi un’altra volta torno’ a casa a piedi a Lugo questa volta per scommessa con gli amici del bar.
Qualche anno fa pero’ dopo problemi ed intervento chirurgico alle anche Piva era nettamente attardato tanto che alle 11 alla scadenza del tempo limite lui era ancora a Fognano. Il giudice d’arrivo mi disse – ‘’vai a prendere Piva e caricalo in auto, ormai e’ fuori gara’’. Gli dissi : ‘’Piva non sale nemmeno sotto tortura’’. Allora parti’ un’ ambulanza col medico e andarono incontro a Vittorio che nemmeno per sogno sali’. Firmo’ un delibera che si prendeva le sue responsabilita’ in caso gli succedesse qualcosa. Arrivo’ in piazza del popolo verso le 15 del pomeriggio. Avevano gia’ smontato tutto , non c’era piu’ niente della 100 km , anzi stava per iniziare un comizio sindacale. Che fenomeno!
Gli anni seguenti siccome i medici non gli rilasciarono piu’ l’idoneita’ sportiva ,Vittorio si iscriveva lo stesso e la 100km la faceva ma fuori gara. Una volta mentre il sabato della corsa andavo alla Colla per il solito lavoro del controllo, prima di Crespino mi incontro un’ometto che spingeva un carrettino, bandiera americana, bandana in testa alla Pantani, occhialini con lenti gialle stile Vasco Rossi , passo lento, ma deciso. Lo supero ma poi dico con mio padre che era con me in macchina rannicchiato sul sedile posteriore incastrato tra i materiali e l’occorrente necessario : ‘’< ma e’ Piva! >’’. Torno indietro e gli dico : ‘’Vittorio sei tu?’’ Si – fa lui – ‘’faccio la 100km anche quest’anno. Sono partito giovedi mattina da Firenze , la faccio in 4 tappe, conto di arrivare a Faenza domani prima della scadenza del tempo massimo’’. E infatti arrivo’ poco prima dell’ultimo concorrente in piazza del popolo per ricevere un semplice applauso del pubblico e una piccola intervista dello speaker. Ovviamente siccome era fuori gara niente medaglia e trittico di vino, ma per lui l’importante era dire ‘’ io c’ero’’ anche quest’anno’.
Nell’ultima edizione di quest’anno poi e’ partito il martedi. Questi sono personaggi che mi emozionano, li definisco cavalieri dello sport, si , certo, sono bravi i primi arrivati , che fanno tempi trepitosi, performance da campioni, ma per me sono altrettanto bravi questi atleti che vogliono arrivare anche stremati e sofferenti a Faenza, con lealta’ sportiva, senza sotterfugi vari, doping, imbrogli , aiuti o frodi disoneste. Tutto questo per dire solo: ce l’ho fatta, ho vinto la prova con me stesso, ora sono felice e posso urlare a tutti con orgoglio il motto della 100 km che dice ‘’io c’ero’’.
Ci sono migliaia di aneddoti, fatti strani, episodi da raccontare riguardo la 100km , la corsa piu’ bella del mondo, la ultramaratona che gli stessi concorrenti giudicano la piu’ affascinante fra tutte, per il percorso che presenta, l’organizzazione generale , il pubblico appassionato che per tutti questi lunghi km applaude, incita, soffre, assiste e si emoziona per qualche amico o parente che partecipa alla gara. Concludo dicendo che la 100km e’ diventata per me un appuntamento fisso e una manifestazione che ormai mi appartiene, so che l’ultimo weekend di maggio sono impegnato e per nessun motivo prendo impegni, per continuare questo bellissimo viaggio che dura da piu’ di quarant’anni ideato con un colpo di genio nel 1973 da Checco Calderoni e Angela Bettoli rispettivamente presidente e segretaria dell’U.O.E.I. Faenza.
Voglio continuare, assieme ai miei fedeli collaboratori, distribuire medaglie e diplomi di partecipazione ai ritirati , aiutare la protezione civile per l’allestimento della tenda per il cambio indumenti, aiutare gli amici del ristoro, della postazione radio ecc. perche’ anchio col mio piccolo contributo voglio dire ‘‘io c’ero’’ anzi il mio motto personale e’: ‘‘io c’ero e ci saro’’!
Montanari Stefano
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